Molare: nasce l’incubatore delle trote
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Molare: nasce l’incubatore delle trote

Il progetto avviato nel 2000 dai pescatori locali prevede il ripopolamento. "Progetto a impatto ambientale zero. Abbiamo creato un ruscello vivaio per proteggere gli esemplari"

Il progetto avviato nel 2000 dai pescatori locali prevede il ripopolamento. "Progetto a impatto ambientale zero. Abbiamo creato un ruscello vivaio per proteggere gli esemplari"

MOLARE – Appuntamento a Molare sabato mattina alle ore 12 per l’inaugurazione ufficiale dell’incubatoio ittico di valle “La selvosa” in frazione Madonna delle Rocche. Con la presenza delle autorità e un piccolo rinfresco, i pescatori dell’Associazione Valle dell’Orba illustreranno ai visitatori le attività dell’impianto. Progetto prende forma nei primi anni 2000 quando un gruppo di pescatori molaresi scopre un ceppo autoctono di trota mediterranea della Valle dell’Orba. A raccontarci dell’ iter che li sta riportando al ripopolamento della specie nelle acque del nostro fiume, sono Gabriele Raffaghello e Giovanni Grattarola, presidente e segretario dell’ associazione.

“Questa popolazione – spiegano – è stata inquinata dall’immissione della trota di ceppo atlantico, geneticamente diversa ma sessualmente compatibile con la mediterranea. Attraverso una ricerca abbiamo trovato alcuni esemplari rari nei corsi d’acqua laterali della valle e creato un ruscello vivaio in cui proteggerle, rilasciando altrove i pesci alloctoni che lo popolavano. Da questo alla costruzione di una vasca artigianale per la riproduzione il passo è stato breve. In principio reintegravamo attivamente il ruscello in modo da creare al suo interno una popolazione stabile, poi abbiamo cominciato ad allargare la ripopolazione per tutta la nostra parte di valle, nella provincia alessandrina, di nostra competenza, in particolar modo nel comune di Molare”.

Solo successivamente, nel 2011, la Provincia, d’accordo con il Comune, ha costruito l’incubatoio, dove è possibile, per i volontari dell’associazione cui è stato richiesta la gestione, lavorare in modo più comodo e “con un impatto ambientale ad emissione zero – sostengono Giovanni e Gabriele –  grazie alle lampade che abbiamo collegato ai pannelli solari”. Ma il lavoro dei pescatori non termina qui: da maggio, a corollario dell’attività dell’incubatoio ittico, è attivo, lungo il torrente Olbicella, un tratto sperimentale “No-Kill”. La pesca è qui regolamentata con un sistema con il quale la lenza è armata di un unico amo privo di artiglione e appositamente schiacciato, in modo da non ferire l’interno della bocca del pesce che va rigorosamente rilasciato dopo la cattura. Per gli interessati, l’incubatoio si trova dopo l’ingresso del parco Faunistico dell’Appennino: di fronte al piazzale con il cancello della centrale Tirreno Power, una strada sterrata entra nel bosco e porta all’impianto.

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