Vacanza con i parenti: come sopravvivere?
Le ferie dovrebbero servire a rilassarsi e ricaricare le batterie, ma cosa succede quando si è costretti a passarle controvoglia con i parenti? E' il caso di Roberto, 21 anni, che ci chiede aiuto per "superare" la convivenza forzata con i genitori che ancora lo trattano "come un ragazzino"
Le ferie dovrebbero servire a rilassarsi e ricaricare le batterie, ma cosa succede quando si è costretti a passarle controvoglia con i parenti? E' il caso di Roberto, 21 anni, che ci chiede aiuto per "superare" la convivenza forzata con i genitori che ancora lo trattano "come un ragazzino"
Durante i mesi estivi molte persone possono vantare un periodo di pausa dal lavoro o dalla scuola a seconda dell’età, e per questo si ritrovano a trascorrere più tempo con i propri familiari rispetto al resto dell’anno. A volte questa possibilità suscita la gioia di stare insieme e di rinforzare ancora di più i legami familiari, in altri casi invece il solo pensiero di un maggiore contatto con la famiglia provoca ansia e diagio per il timore che nascano tensioni e conflitti. In questo caso, Roberto esprime rabbia e insofferenza nei confronti dei genitori, che a suo dire non gli riconoscerebbero il giusto spazio e l’autonomia che egli rivendica in quanto 21enne. La tensione, che sembra fosse giá quotidiana, si é ora decisamente aggravata poiché i genitori hanno programmato la vacanza della famiglia senza interessarsi alla volontà di Roberto, e questo lo ha fatto sentire costretto, privo di libertà e di potere decisionale, al pari del fratello di tredici anni.
Sarebbe azzardato tracciare un quadro preciso della situazione familiare di Roberto dai pochi elementi del messaggio, e di certo non é possibile attribuire ragioni o torti alle varie parti. Sicuramente il maggior tempo che i familiari trascorrono insieme durante le vacanze si rivela un terreno fertile perché prendano ancora più spazio antichi conflitti che nel quotidiano la famiglia gestisce in modo più o meno funzionale, ma sicuramente con un minor numero di interazioni. Nel caso di tensioni irrisolte, un maggior numero di interazioni porta inevitabilmente a un maggior numero di scontri. Come dovrebbe comportarsi Roberto in questa vacanza? E come può farsi riconoscere come adulto dai genitori?
La prima questione da indagare é perché i genitori di Roberto sembrano così apprensivi nei suoi confronti. Ci sono diverse possibilità: i suoi genitori potrebbero essere eccessivamente ansiosi, oppure Roberto potrebbe essere più immaturo di quanto crede, o forse la verità sta nel mezzo. Dal punto di vista educativo, i genitori dovrebbero lasciare ad un figlio di 21 anni il giusto spazio di libertà per muoversi in autonomia, mettendo in conto la possibilità che commetta degli errori, e allo stesso tempo facendolo sentire amato e protetto. Dare restrizioni troppo severe, anche se l’intento é quello di proteggere il proprio figlio, in realtà non fa altro che metterlo ancora più in pericolo, poiché la frustrazione e il desiderio di riscattare la propria autonomia potrebbero avere la meglio sulla valutazione dei rischi e delle conseguenze, e portare così ad atti impulsivi e trasgressivi per sentirsi liberi. Allo stesso tempo però la mancanza di limiti e linee guida non aiuta i figli a sentirsi al sicuro e a responsabilizzarsi, e questo potrebbe comportare una maggiore difficoltà a gestire i problemi della vita quotidiana. In questo caso i genitori di Roberto sembrano dare fin troppe limitazioni e restrizioni, facendolo sentire alla pari del fratello tredicenne. Sembra che ai loro occhi Roberto non sia ancora un adulto, e ciò potrebbe essere motivato da una loro eventuale difficoltà a riconoscere l’età adulta del figlio e a separarsi da lui, oppure da un’effettiva immaturità di Roberto che porta i genitori a trattarlo ancora come un ragazzino.
É importante capire se Roberto rivendica il suo essere “adulto” solo menzionando la sua età anagrafica o anche attraverso comportamenti e atteggiamenti maturi. All’atto pratico, un ragazzo può dimostrare ai propri genitori di essere diventato adulto ponendo chiaramente i limiti dei suoi spazi per poi prendersene cura: ad esempio può tenere in ordine la camera, organizzare a suo modo le giornate e serate in modo produttivo rispettandone poi gli orari prestabiliti, offrire un contributo ai lavori domestici, fare alcune commissioni per conto dei genitori. Inoltre, il figlio diventato ormai adulto si relaziona con i genitori con un atteggiamento assertivo, sostenendo le proprie idee e volontà con decisione ma senza diventare aggressivo, a differenza di un adolescente che non riesce a controllare la rabbia di non poter fare tutto quello che desidera come e quando vuole.
Il consiglio per Roberto é quello di prendere spunto da queste righe per riconoscere la realtà della sua situazione familiare, capire che cosa può fare di più per essere visto come adulto dai suoi genitori, considerando i suoi e i loro limiti, e trasformare la rabbia per le restrizioni in un’esplicita richiesta di fiducia da parte dei genitori. Riguardo all’imminente vacanza, potrebbe essere saggio scegliere il quieto vivere ed evitare di toccare i tasti delicati che stanno dietro ad ogni discussione, optando per un atteggiamento collaborativo che sarà indispensabile per richiedere il rispetto dei propri spazi e del nuovo ruolo di giovane adulto in famiglia.