Artigiani, la protesta: “Troppe tasse: il capannone non è bene di lusso”
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Edoardo Schettino - redazione@ovadaonline.net  
21 Febbraio 2014
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Artigiani, la protesta: “Troppe tasse: il capannone non è bene di lusso”

Una delegazione ovadese ha partecipato alla manifestazione romana. "Sul territorio la situazione è drammatica: servono scelte"

Una delegazione ovadese ha partecipato alla manifestazione romana. "Sul territorio la situazione è drammatica: servono scelte"

OVADA – Il ricordo più recente è la grande adunata di Roma, convocata perché le associazioni degli artigiani potessero far sentire la loro voce. Sono partita anche da Ovada, rappresentanti della Confartigianato e della Cna, con la più ampia delegazione di Alessandria. “E’ stata la prima volta per me – ha commentato Giorgio Lottero, presidente della prima – Ho visto tanta gente che ogni lotta contro i nostri stessi problemi ma che se potesse lavorare potrebbe rimettere in piedi questo Paese”. Sul territorio, la realtà è quella che Mauro Scalzo, di CNA non esita a definire drammatica. “Si parla di ripresa ma non ce ne sono le condizioni. Anzi se possibile, si è andati nella direzione opposto. Prendiamo ad esempio la Tares, un’autentica mazzata per ristoratori, piccoli commercianti. Alcuni nostri assistiti sono arrivati a pagare tra 4 mila e 5 mila euro: uno sproposito inaccettabile”.

La piattaforma della manifestazione era chiara: rilancio degli investimenti, facilitazioni per chi assume e flessibilità giusta, meno pressione fiscale. “Sarebbe molto semplice – prosegue Lottero – capire chi applica in modo impropria il contratto di apprendistato: basterebbe controllare quanti di questi accordi sono poi stati trasformati in rapporti duraturi. Ma l’apprendistato dev’essere flessibile”. Tra le problematiche che proprio nella realtà locale hanno una declinazione persino peggiore che a livello nazionale c’è la burocrazia. “Aprire una nuova azienda è difficilissimo: decine di documenti, chiesti anche più volte. Chi è nel piccolo non può permettersi di star dietro a questi aspetti perché significa non lavorare”. Sullo sfondo la disillusione per aver visto le proprie richieste disattese anche di recente. “Il capannone – è l’attacco – è in pratica stato equiparato a un bene di lusso. Ed invece rappresenta il patrimonio principale di chi fa impresa, come la prima casa”.

Per l’immediato futuro la richiesta è quello di rimettere in campo uno slancio, forse un po’ perso negli ultimi anni per rispondere a un’economia che sta facendo passi indietro anche per quanto riguarda i consumi essenziali. “Serve un progetto complessivo per il territorio, una visione. Servono scelte che mandino anche un messaggio diverso. Ci auguriamo che la prossima amministrazione, quale che sia, le faccia”.  

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