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“Le mani della malavita sul terzo Valico”
Un dettagliato dossier del movimento No Tav ricostruisce la rete di appalti e subappalti legati al Terzo Valico dei Giovi, opera su cui avrebbe messo le mani la malavita organizzata
Un dettagliato dossier del movimento No Tav ricostruisce la rete di appalti e subappalti legati al Terzo Valico dei Giovi, opera su cui avrebbe messo le mani la malavita organizzata
“La triste verità è che nella nostra omertosa provincia parlare di ‘ndrangheta è qualcosa di socialmente ed economicamente sconveniente. Altrimenti non si spiega come mai gli enti continuino a dare permessi per aprire cave ben sapendo chi le gestisce e i comuni continuino a servirsi di ditte di famiglie mafiose. Chi gestisce cave versa oneri al Comune, anche un euro a metro cubo di materiale scavato, e pecunia non olet. Se poi i buchi vengono riempiti con rifiuti tossici non è colpa loro”, commentano gli attivisti No Tav.
È grazie a questi meccanismi che oggi le istituzioni possono bloccare due delle principali aziende della Provincia senza che quasi nessuno se ne accorga. La ‘ndrangheta c’è, ma non si deve dire troppo forte. Fiutando imbarazzo nel silenzio degli enti, nel momento in cui sono state bloccate due ditte con accuse così pesanti e non è stato, abbiamo fatto qualche controllo, di quelli che, a quanto pare, solo noi sappiamo fare. Non perché siamo più bravi, ma perché siamo gli unici che possono permettersi di essere sinceri e non hanno paura di scrivere la verità”.
“Ora viene spontaneo farsi alcune domande. Gli imprenditori sospettati hanno interessi nella realizzazione del Terzo Valico? Se così operassero certi sospetti, non sarebbe il caso di controllare cosa si trova nel sottosuolo? Data la stessa premessa, è opportuno concedere l’utilizzo dell’area per lo stoccaggio dello smarino del Terzo Valico? Considerato che la presenza delle mafie sul nostro territorio è storicamente accertata dalla presenza di numerosissime aree inquinate da rifiuti tossici e che alcuni responsabili sono stati in passato individuati e arrestati, sembra intelligente aver firmato un protocollo antimafia che è più che altro un’autocertificazione? Tra quanti anni si potrà dire senza essere presi per matti che la nostra provincia è stata e continua ad essere terra di conquista delle mafie? Come mai e in base a quali valutazioni tecniche la Provincia di Alessandria chiese di considerare l’utilizzo della Montemerla salvo poi negli anni successivi non autorizzare per ben due volte un progetto di discarica nel medesimo sito considerata la collocazione in zona esondabile dal torrente Grue?”