Pinotti: i ricordi di una carriera
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Luca Piana - redazione@ovadaonline.net  
23 Dicembre 2013
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Pinotti: i ricordi di una carriera

Il grande corridore a cronometro, vincitore di sei titoli italiani, ha risposto alle domande degli appassionati nell'incontro organizzato dal preparatore Tacchino e dall'US Grillano

Il grande corridore a cronometro, vincitore di sei titoli italiani, ha risposto alle domande degli appassionati nell'incontro organizzato dal preparatore Tacchino e dall'US Grillano

GRILLANO – Diretto, schietto e molto professionale. Deve già mancare molto al mondo del ciclismo Marco Pinotti, l’atleta bergamasco che ha deciso di lasciare l’attività agonistica al termine del Mondiale di Firenze, concluso in settima posizione (primo degli italiani) nella categoria “cronometro”.  L’ex ciclista della BMC è stato il grande protagonista di “Una vita sui pedali”, l’incontro organizzato da Fabrizio Tacchino, preparatore atletico della nazionale di Castelletto d’Orba, che si è svolto sabato pomeriggio nei locali dell’Unione Sportiva Grillano, presso il Santuario Nostra Signora della Guardia di Grillano. L’ex ciclista, campione italiano a cronometro, ha ricevuto dalla mani di Fabrizio e Fulvia Tacchino il premio intolato alla memoria di papà Giulio che diventerà un appuntamento annuale.

Davanti ad un pubblico numeroso, con diverse squadre di ciclismo della zona e alcune autorità, Pinotti ha raccontato diversi aneddoti della sua lunga carriera che gli ha regalato sei (2005, 2007, 2008, 2009, 2010, 2013) titoli di miglior cronoman a livello nazionale e un quinto posto alle Olimpiadi di Londra del 2012. “Sicuramente il primo e l’ultimo trionfo ai campionati nazionali rappresentano una grande soddisfazione: nel 2005, soprattutto, ho battuto Marzio Bruseghin per solo otto secondi” ha spiegato Pinotti, che resterà nell’organico della BMC con un ruolo ancora da definire, ma a stretto contatto con i suoi ex colleghi. “Purtroppo ho iniziato a correre tardi (a 16 anni) e mi sono subito specializzato nella cronometro. Avendo perso gli anni migliori per imparare a correre nella pancia del gruppo, ho trovato un buon rimedio nelle sfide contro il tempo. In quelle situazioni non ci sono tattiche ne alleanze, i risultati arrivano per merito o demerito personale”.

Le soddisfazioni individuali non mancano di certo nel palmares del bergamasco che lascia comunque l’attività con delle piccole recriminazioni. “A Valkenburg nel 2012 sarei salito sul podio di categoria ai Mondiali. Purtroppo una caduta mi ha fermato sul più bello (con frattura della clavicola). A Firenze invece il percorso non mi ha avvantaggiato; una prova completamente piana ha favorito atleti più pesanti di me. Avessi affrontato un percorso simile a inizio carriera avrei potuto fare di meglio”. Pinotti ha comunque dato molto alla nazionale fin dai tempi del commissario tecnico Franco Ballerini, scomparso nel 2011 durante una gara di rally e sostituito da Paolo Bettini. “Con Franco siamo stati inizialmente compagni di squadra, per cui ho lavorato molto volentieri assieme a lui. La maglia azzurra per me non è stato solo un onore, ma un dovere, visto che rappresenti una nazione intera”. Dal 2010 il bergamasco ha iniziato una collaborazione con Tacchino per la preparazione atletica, che gli ha proposto una nuova tipologia di allenamento rispetto agli esordi.

“Ci siamo conosciuti durante un ritiro della nazionale, insieme abbiamo affrontato la preparazione per le Olimpiadi di Londra”. “Pinotti è un personaggio anomalo per il mondo del ciclismo” ha spiegato Tacchino, autore del libro Tipologia e mezzi di allenamento nel ciclismo moderno. “E’ stata una grande fortuna poter lavorare con un atleta che ha la testa, è stato stimolante ed un grande divertimento”. 

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