Gianni Repetto racconta “Il sapore della terra”
Tre tra racconti e dialoghi sulla torta di riso compongono questo "viaggio nell'immaginario enogastronomico delle valli dell'Appennino", scritto dall'autore di Lerma. Il libro è stato recentemente presentato a Carrosio
Tre tra racconti e dialoghi sulla torta di riso compongono questo "viaggio nell'immaginario enogastronomico delle valli dell'Appennino", scritto dall'autore di Lerma. Il libro è stato recentemente presentato a Carrosio
“Il libro – dice l’autore – è un’ulteriore occasione per ripensare al nostro passato in funzione del nostro presente, per non dimenticare che abbiamo una storia e un’identità ben precise senza le quali i nostri paesi non sarebbero più comunità locali, ma soltanto quartieri periferici del villaggio globale”. Spazio alla gallina bollita, accanto al vino Dolcetto (che compare in molti racconti del libro), al minestrone con il pesto, alla polenta, allo stoccafisso, al tuccu, alla cima e al latte dolce, solo per citare alcuni esempi.
Oltre ai ravioli di Gavi (“quelli della Linda sono i più buoni”, si dice nel racconto Ravioli e Dolcetto) per la val Lemme non poteva mancare la torta di riso. Per le donne che ogni anno andavano nel Vercellese a fare le mondine la paga era un sacco di riso. Per consumarlo o per riutilizzare il risotto si faceva (e si fa) la torta di riso. Soltanto che le ricette di Alice di Gavi, Bosio e Voltaggio sono piuttosto diverse e ognuno ritiene migliore quella del suo paese.
Oltre al tradizionale risotto avanzato, per fare la torta di riso nella frazione gaviese usano, tra l’altro, il cumino, un’erba selvatica, e poi un uovo sbattuto con pepe spalmato sopra per fare la crosta. A Bosio, niente prezzemolo e al posto del cumino usano un miscuglio di spezie. Quella di Voltaggio sarebbe la più originale, almeno per i voltaggini: il riso viene cotto nel latte, poi usano la bietola bollita, tritata e passata nel soffritto di cipolle, e niente zafferano. Buon appetito e buona lettura.