Spari a Palazzo Chigi, i pm accelerano
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
5 Agosto 2013
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Spari a Palazzo Chigi, i pm accelerano

La procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato contro Luigi Preiti, l’uomo che sparò contro i carabinieri nel giorno dell’insediamento del governo Letta. Secondo la pubblica accusa, c’era la volontà di uccidere.

La procura di Roma ha chiesto il giudizio immediato contro Luigi Preiti, l?uomo che sparò contro i carabinieri nel giorno dell?insediamento del governo Letta. Secondo la pubblica accusa, c?era la volontà di uccidere.

ROMA – Giudizio immediato per Luigi Preiti, l’uomo che il 28 aprile scorso, giorno di insediamento del governo Letta, sparò contro i carabinieri davanti a Palazzo Chigi. Lo ha deciso la procura di Roma. Preiti per molto tempo aveva abitato a Predosa, prima di tornare in Calabria un paio d’anni fa. A Predosa tuttora risiedono l’ex moglie e il figlio, mentre il fratello e i nipoti risiedono a Novi.

Come si ricorderà, nella sparatoria rimasero feriti il brigadiere Giuseppe Giangrande e l’appuntato Francesco Negri. Preiti, detenuto a Rebibbia, deve rispondere di tentato omicidio, di porto abusivo di arma clandestina e di riciclaggio. Agli inquirenti Preiti disse che il suo obiettivo erano i politici e di aver successivamente sparato ai carabinieri, senza alcuna volontà di uccidere, quando cominciarono a sistemare le transenne davanti a Palazzo Chigi.

 

Gli accertamenti hanno escluso che Preiti, ritenuto dai pm capace di intendere e di volere, avesse mandanti. L’esame dei tabulati telefonici hanno confermato che l’uomo aveva contatti solo con i familiari. Anche le indagini sull’arma, una Beretta 7,62 con matricola abrasa, che Preiti sostenne aver acquistato al mercato nero di Genova, non hanno portato a nulla.

Se Preiti nega che volesse uccidere, e ha anche chiesto scusa ai due carabinieri feriti, di parere opposto sono gli inquirenti. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip scriveva che la volontà omicida di Luigi Preiti è confermata dal fermo immagine in cui è ritratto con la pistola orientata ad altezza d’uomo, e a distanza ravvicinata, verso il brigadiere Giangrande. Una versione non condivisa dai difensori del calabrese, secondo i quali la dinamica dei fatti impedisce di stabilire la volontà omicida.
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