Buone pratiche e modelli virtuosi per combattere l’ecomafia
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Buone pratiche e modelli virtuosi per combattere l’ecomafia

Per Legambiente, Libera e il Corpo Forestale dello Stato anche la provincia di Alessandria è appetibile per l'ecomafia: le pianure possono essere utilizzare per smaltimenti illeciti. L'azione di prevenzione e di contrasto delle forze di polizia

Per Legambiente, Libera e il Corpo Forestale dello Stato anche la provincia di Alessandria è appetibile per l'ecomafia: le pianure possono essere utilizzare per smaltimenti illeciti. L'azione di prevenzione e di contrasto delle forze di polizia

SOCIETA’ – È stato presentato lunedì scorso all’Associazione Cultura e Sviluppo Ecomafia 2013, le storie e i numeri della criminalità ambientale, il rapporto annuale di Legambiente realizzato grazie al contributo delle Forze dell’ordine, con prefazione di Carlo Lucarelli ed edito da Edizioni Ambiente. Ne hanno parlato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Carlo Piccini, referente per la provincia di Alessandria di Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Silvano De Florian, comandante del nucleo di Alessandria del Corpo Forestale dello Stato e Antonio Pergolizzi, coordinatore nazionale dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente. Sono ormai vent’anni che il rapporto Ecomafia viene redatto dall’Osservatorio il quale svolge attività di ricerca, analisi e denuncia sul fenomeno delle ecomafie.

“La situazione piemontese è preoccupante eppure c’è poca consapevolezza sugli illeciti ambientali compiuti nella nostra regione – ha detto Fabio Dovana – e non si pensi che al Nord la mafia non c’è. Sono presenti infiltrazioni della ‘ndrangheta nel ciclo del cemento e dei rifiuti, nella gestione dei cantieri, degli appalti e delle escavazioni. C’è poi l’azione di imprenditori senza scrupoli che mettono in atto pratiche illecite a scapito di quelli onesti”. Legambiente propone di inserire nel codice penale gli illeciti ambientali: “Le sanzioni amministrative previste ora per quasi tutti i i reati ambientali non sono certe un deterrente, anzi spesso è conveniente commettere il reato perché la contravvenzione è ampiamente compensata da ciò che si guadagna illecitamente” conclude Dovana. Si tratta soprattutto di imprenditori spregiudicati che provano ad abbattere in ogni modo i costi di smaltimento, abbandonando sostanze pericolose ai bordi delle strade, interrandoli sotto campi coltivati o cave dismesse o dirottandoli verso il traffico illecito internazionale.

Carlo Piccini ha sottolineato come la criminalità e le organizzazioni di stampo mafioso creino intorno a loro una rete di relazioni esterne. “Condivido quanto dice il procuratore Carlo Caselli, ovvero che negare la mafia è una bestemmia. Al nord la mafia c’è ma è invisibile. Occorre stare molto attenti perché i cantieri dell’Expo di Milano fanno gola alla mafia”. Piccini illustra i dati per il Piemonte e la nostra provincia. La nostra regione è al 15 posto su 20 per l’illegalità ambientale. Alessandria è prima nella regione per le infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti e trendaduesima a livello nazionale, prima tra le province piemontesi anche per i reati nel ciclo del cemento.

Legambiente stima un giro d’affari di 16,7 miliardi di euro nel 2012, anno nel quale sono stati commessi 3412 illeciti contro l’ambiente, una media di circa 4 all’ora. Sono impegnati a combattere contro questi reati il Corpo Forestale dello Stato, i Carabinieri con i Comandi tutela ambiente, tutela del patrimonio cuturale, tutela della salute e politiche agricole, le Capitanerie di Porto, l’Agenzia delle Dogane, la Guardia di Finanza, la Polizia di Stato, le polizie locali e la Direzione Investigativa Antimafia.

Il Corpo Forestale dello Stato da solo accerta oltre il 44 per cento degli illeciti ambientali. “Tutte le forze di polizia combattono contro questi crimini e forniscono un apporto importante anche le Asl, le Agenzie regionali per l’ambiente, le guardie ecologiche volontarie – racconta il comandante De Florian – i nostri uomini, peraltro sotto organico, sono impegnati anche su molti altri fronti, come gli incendi e i compiti amministrativi, ma l’impegno non manca mai, anzi va ben oltre l’orario di lavoro. Il territorio della provincia di Alessandria è molto appetibile per le ecomafie perché le pianure sono zone che possono servire per occultare rifiuti tossici, facendole risultare operazioni di bonifica e di ripristino delle cave. Insieme al terreno si possono mescolare sostanze illecite”.

“Il rapporto Ecomafia non è un cahier de doléance, ma un’analisi ragionata di dati che provengono dalle forze dell’ordine. E i numeri sono quelli dei reati accertati, ma quelli compiuti sono certamente molti di più. La normativa vigente è inefficace perché non è dissuasiva – dice Antonio Pergolizzi – Privatizzare i ricavi e socializzare i costi: questo comporta un crimine ambientale. Un imprenditore disonesto per esempio mette in atto un finto riciclo e poi abbandona i rifiuti su un terreno, le conseguenze sono per tutti i cittadini, perché comporta danni alla salute, all’economia e all’ambiente”.

Ciò che emerge dalle relazioni e dal rapporto Ecomafia è anche la necessità di prevenzione, di buone pratiche e di instaurazione di modelli virtuosi. “I cittadini devono diventare consapevoli e responsabili, spesso la segnalazione di movimenti di camion sospetti fanno scoprire traffici illeciti – dicono i rappresentanti di Legambiente – Un buon progetto di raccolta e di riciclo dei rifiuti è un ottimo modo di combattere l’ecomafia, perché non si lascia spazio a imprese disoneste che smaltiscono illegalmente”.

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