Fornaro: ‘al sistema Italia serve uno Stato piu’ snello’
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Fornaro: ‘al sistema Italia serve uno Stato piu’ snello’

Il Senatore del Partito Democratico e sindaco di Castelletto D'Orba racconta i suoi primi mesi di attivita' parlamentare, finendo anche a parlare della realta' del territorio e del progetto 'Limonte'

Il Senatore del Partito Democratico e sindaco di Castelletto D'Orba racconta i suoi primi mesi di attivita' parlamentare, finendo anche a parlare della realta' del territorio e del progetto 'Limonte'

ROMA – Altro che “dolce vita”: la permanenza romana del senatore Federico Fornaro, almeno in questi primi mesi di attività parlamentare, ha più i tratti del tour de force, o di quello che un tempo era il Car, ossia i primi novanta giorni del servizio militare, dedicati all’addestramento reclute: “In effetti, la mattina del martedì in genere ho la sveglia alle 4.30, per poter essere in Senato non oltre le 10-10.30, all’inizio dei lavori delle Commissioni”. Che tanto leggeri non devono essere.
Insomma, a quanto pare questa legislatura, partita tra mille incertezze, sta cercando di ingranare la marcia giusta, e mai come oggi il Paese sembra averne bisogno. Ma quali sono le emergenze a cui si sta lavorando? E cosa può fare oggi un parlamentare a sostegno del proprio territorio? Proviamo a farcelo raccontare.

Senatore Fornaro, lei è stato eletto in Parlamento dopo un lungo percorso come amministratore locale, ed è tuttora sindaco di Castelletto d’Orba, e consigliere provinciale. Un vantaggio, o un handicap?
“Secondo me un vantaggio importante. Ho notato, in questi primi mesi di attività, che noi che arriviamo da esperienze come amministratori locali ce la stiamo mettendo tutta per ricondurre il dibattito legislativo, che ha una sua naturale dose di astrattezza, ai problemi concreti, e alla necessità di risolverli”.

— È molto “carico” insomma, Senatore: anche se è presto per fare bilanci, per ora che impressione si è fatto?
“Da un lato, di estrema criticità: la prima sensazione è stata che le condizioni della nostra finanza pubblica siano anche peggiori di quanto pensassi osservando la situazione da lontano. Non è più il tempo in cui un deputato o senatore partiva per Roma e tornava sul territorio, simbolicamente, con la valigia piena di denaro. Il clima di ristrettezza è reale, palpabile e anche giusto. Dall’altro lato, però, mi pare che ci sia la reale volontà, da parte di tutti, di rimboccarsi le maniche. C’è la percezione diffusa, insomma, che il momento è davvero critico, e che il sistema Italia va fatto ripartire tutto insieme, senza particolarismi”.

— Per ora non ha lasciato né il consiglio provinciale, né l’incarico di sindaco di Castelletto d’Orba, il suo paese. Non teme che qualcuno la accusi di collezionare poltrone?
“Ha citato due ruoli che comprendono molti più oneri che onori. In consiglio provinciale in realtà ho rinunciato all’impegno come capogruppo, e in entrambi i casi si tratta, peraltro, di ruoli in scadenza tra un anno. Nel caso della Provincia magari anche prima, vedremo quali saranno gli sviluppi. Per Castelletto, ci tengo a sottolineare, che sono affiancato da persone molto capaci e presenti, come il vicesindaco Mario Pesce, e i diversi assessori: un bel team, di persone molto presenti, per cui il martedì mattina parto per Roma più che tranquillo. Consideri poi che, se mi fossi dimesso, sarebbe arrivato un commissario, e l’ente avrebbe dovuto sopportare un aggravio di costi. Dal 2009 io non prendo stipendio o rimborsi di alcun tipo, e gli assessori hanno stipendio dimezzato. Mentre dal 2004 al 2009, nel primo mandato, si fece l’opposto: io a mezzo stipendio, e loro gratis”.

— Non vi siete arricchiti insomma: e il Comune in che condizioni di salute si trova?

“Complessivamente buone. Più in generale, è chiaro che dobbiamo porci il problema complessivo del dimagrimento della macchina pubblica: dal numero dei parlamentari, all’assetto delle Regioni e degli enti intermedi, fino all’organizzazione anche delle piccole amministrazioni. Che sono però una ricchezza e una risorsa per il territorio. Sono risorse preziose, da ottimizzare magari, ma da non disperdere”.

— Senatore, lei di recente è tornato a parlare di Limonte: un progetto unitario che unifichi Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, potrebbe tornare d’attualità?
“A me quel progetto, che fu un’idea della giunta Bresso sembrava avere un senso. Soprattutto pensando a possibili ricadute benefiche in termini di servizi e infrastrutture comuni, a sostegno dello sviluppo economico. Penso alle infrastrutture pubbliche a esempio, di vario tipo. Ma, per rimanere sul nostro territorio, un esempio è il Terzo Valico. Con il collega Borioli, abbiamo presentato un’interpellanza in Senato, perché sia creato al più presto un osservatorio permanente, in cui coinvolgere tutti i soggetti, a partire dai comuni. Ma, tutto ciò premesso, possibile che ogni volta che si parla di innovare il Paese, debbano nascere mille impedimenti? Io non ho dubbi: il Terzo Valico va realizzato, così come va tutelato il trasporto pubblico locale. Ma non solo: rimango straconvinto che una leva per il rilancio dell’economia dell’ovadese, come del novese, possa essere una rete di metropolitana leggera, in grado di consentire alle persone di arrivare a Genova o da Genova in 30 minuti. Pensiamo per un attimo a quale impulso potrebbe arrivare per l’economia del territorio: o vogliamo farla morire per asfissia?”

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