Strage sull’A 26, la corte di Torino “non fu omicidio volontario”
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Redazione - redazione@alessandrianews.it  
18 Giugno 2013
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Strage sull’A 26, la corte di Torino “non fu omicidio volontario”

La pubblica accusa, al processo d'appello contro Ilir Beti, “smonta” la tesi della procura alessandrina in primo grado e chiede 13 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo aggravato. Il tribunale di Alessandria aveva condannato Beti a 21 anni e 4 mesi

La pubblica accusa, al processo d'appello contro Ilir Beti, “smonta” la tesi della procura alessandrina in primo grado e chiede 13 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo aggravato. Il tribunale di Alessandria aveva condannato Beti a 21 anni e 4 mesi

TORINO – Non fu omicidio volontario con dolo eventuale il reato commesso da Ilir Beti, l’imprenditore alessandrino di origine albanese che la notte del 13 agosto 2011, viaggiando contromano sulla A 26, provocò la morte di quattro ragazzi francesi. Lo ha sostenuto il pubblico ministero nell’udienza di appello a Torino.
Il tribunale di Alessandria, in primo grado, aveva accolto la tesi dell’accusa, formulata da Riccardo Ghio, ed aveva condannato Beti alla massima pena richiesta, 21 anni e 4 mesi di reclusione. A Torino, davanti alla Corte d’Appello, la pubblica accusa, sostenuta da Francesco Fassio, “smonta” di fatto l’impianto accusatorio di Ghio, chiedendo la pena di 13 anni per omicio colposo plurimo aggravato.
Come per le udienze che si erano svolte ad Alessandria, in aula a Torino erano presenti i familiari delle vittime e l’associazione Un Chemin puor demain che non hanno nascosto tutto il disappunto per la “nuova” tesi della procura torinese. La sentenza è attesa per il 20 giugno
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