“Non è più crisi, è il tracollo”
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“Non è più crisi, è il tracollo”

Dall'osservatorio economico di Cgil dati sempre più preoccupanti: oltre 33 mila i disoccupati in provincia (+30%) rispetto al 2008, circa 55 mila le famiglie toccate dai problemi occupazionali. Cresce la cassa integrazione, ma i fondi regionali basteranno solo fino a giugno

Dall'osservatorio economico di Cgil dati sempre più preoccupanti: oltre 33 mila i disoccupati in provincia (+30%) rispetto al 2008, circa 55 mila le famiglie toccate dai problemi occupazionali. Cresce la cassa integrazione, ma i fondi regionali basteranno solo fino a giugno

PROVINCIA – Continua a peggiorare il quadro economico in Provincia. I dati forniti dall’osservatorio di Cgil lasciano ben poco spazio all’ottimismo. “Se prima era crisi, ora c’è il tracollo – dice il segretario generale Silvana Tiberti (nella foto) – Le previsioni per il 2013 sono drammatiche. Le situazioni di crisi aziendali si stanno progressivamente trasformando in chiusure o drastici ridimensionamenti, praticamente in tutti i settori”. Nessuno sembra escluso, a parte l’agroalimentare, che “regge”. Un segnale positivo arriva in proposito dall’acquisizione di Bistefani da parte del gruppo Bauli. Cede il metalmeccanico che sta trascinando anche Novi nel tunnel della crisi (con Ilva, Kme, Marcegaglia); continua la caduta libera dell’edilizia, con 4 mila posti di lavoro persi.
Il polo orafo valenzano va a singhiozzo: “resistono i grandi marchi e i piccoli, mentre sono in grave difficoltà le medie imprese”. C’è, poi, il “buco nero” della pubblica amministrazione con tutte le problematiche che si stanno registrando ad Alessandria, ma anche in Provincia e in Regione.
Secondo il sindacato, “siamo di fronte ad un cambiamento strutturale della capacità produttiva”, attestata “al ribasso”. Tra le cause di questa crisi ormai senza precedenti “è la mancanza di liquidità. Nessuno investe più, non c’è più fiducia. Le aziende non pagano i fornitori, le amministrazioni neppure e le banche non finanziano più. La paura paralizza e la crisi di liquidità fa il resto”.
Se nel 2008 si parlava a livello provinciale “di 40 mila persone toccate dalla crisi, ora siamo a 55 mila. Qualcosa come 600 milioni di salario perduto – spiega Tiberti – ma è un cane che si morde la coda, perchè se i lavoratori non vengono pagati, non possono spendere. Prova ne è che l’export tira, ma la domanda interna è ferma”.
Allarmanti, di conseguenza, anche i dati sulla occupazione e sulla cassa integrazione. “La disoccupazione è cresciuta del 30%. Stiamo parlando di 7414 unità in più, da 25.900 unità a 33.314. Sono dati pesanti, tanto più se si tiene conto che non sono neppure i complessivi. Solo nei primi mesi del 2013 il nostro patronato Inca ha raccolto il doppio delle domande rispetto allo scorso anno nello stesso periodo”.
Di pari passo vanno i dati sulla cassa integrazione: nel periodo gennaio – febbraio siamo a 2.138.850 ore, “ma anche in questo caso si tratta di un dato sottostimato, che raggiunge in realtà i 3 milioni di ore. Su base annua, si registra una crescita del 309%”.
Sulla cassa integrazione in deroga, concessa della Regione, c’è un sostanziale “blocco”, dovuto , secondo Cgil, a due fattori: “la regione non ha soldi e c’è un’interpretazione restrittiva della normativa da parte dell’Inps. I fondi ad oggi disponibili potrebbero bastare solo fino a giugno, ma ci auguriamo che il fondo venga rimpinguato dallo Stato. In compenso – aggiunge Tiberti – registriamo un piccolo dato positivo: il 25 marzo la Provincia ha convocato le parti per ridefinire il meccanismo dell’anticipo della cassa integrazione in deroga, poiché passa troppo tempo da quando viene concessa a quando viene effettivamente erogata”.
Per uscirne: “occorre investire, ma anche laddove sembrava ci fossero grandi opportunità, si resta con un pugno di moche in mano”. Il riferimento di Tiberti, neppure troppo implicito, è al terzo valico: “le cose che ora chiedono sindaci e provincia, ossia la sicurezza per l’ambiente e per la salute, noi la diciamo da un anno. Mi sembra che si sia perso solo del tempo. L’alternativa non è che con quei soldi si farà altro. Non farà nulla e basta. Diciamocelo, quella del terzo valico rischia di essere una occasione sprecata“. 
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