Fornaro: da Senatore priorita’ al lavoro
L'esponente del Pd parla del suo successo, della prospettiva del suo partito, del Movimento Cinque Stelle e di cosa c'è da fare
L'esponente del Pd parla del suo successo, della prospettiva del suo partito, del Movimento Cinque Stelle e di cosa c'è da fare
La domanda di occupazione è quindi la prima questione che il nuovo Parlamento deve affrontare?
Abbiamo raggiunto livelli di disoccupazione e di ore di cassa integrazione eccezionali che impongono una risposta urgente a tutti i livelli. Tutti devono essere protagonisti di questo sforzo, dalle imprese ai sindacati, passando per le istituzioni. L’incertezza prodotta dal voto temo però non aiuterà ad approvare misure urgenti in questa direzione.
Come giudica il risultato ottenuto localmente dal Partito Democratico?
Al di sotto delle aspettative, così come in tutto il resto dell’Italia. Anche nella nostra provincia ci attendevamo un risultato per il Pd superiore al 30 per cento. Un traguardo che nei comuni centrizona è stato raggiunto solo a Ovada (36,4 per cento alla Camera e 38,2 al Senato) e a Novi al Senato (31,3 per cento). Per fortuna questo dato è stato centrato anche oltre in diversi comuni minori.
È stata l’elezione del Movimento Cinque Stelle, un risultato da valutare soprattutto in prospettiva. Quale ritiene debba essere la condotta del Pd?
Il potenziale elettorale del Movimento 5 Stelle era apparso chiaro già in occasione dei ballottaggi delle amministrative 2012: una “calamita” in grado di attrarre voti in uscita da tutti i principali partiti, agendo al di fuori del tradizionale asse “destra-sinistra”. Il “non partito” fondato da Grillo è ora atteso alla sfida del Parlamento. Personalmente concordo con l’iniziativa di Bersani di aprire un confronto alla luce del sole con Grillo per verificare possibili convergenze su alcuni temi di moralità pubblica: conflitto di interessi, legge anti-corruzione, tagli ai costi della politica. Senza dimenticare però la grave emergenza economica e sociale.
Che riflessioni si impongono per il partito a livello nazionale dopo l’ennesima vittoria a metà?
Nonostante la coalizione guidata da Bersani abbia ottenuto la maggioranza relativa dei consensi sia alla Camera sia al Senato, è innegabile che non si possa parlare di vittoria. Non siamo riusciti a interpretare al meglio sia la domanda di cambiamento e di rinnovamento della politica sia il “grido di dolore” che arrivava dalle famiglie e dalle imprese. Abbiamo pagato più di altri il senso di responsabilità che ci ha caratterizzato nel leale sostegno al governo Monti. Dovremo, inoltre, riflettere sui cambiamenti profondi in atto nel sistema politico, anche in conseguenza della crisi economica, che sta pericolosamente mettendo in dubbio in ampi strati della popolazione la stessa “utilità” della democrazia rappresentativa. Adesso credo che il Pd debba guardare in primo luogo all’interesse nazionale: dare un governo al Paese in grado di raccogliere la sfida sul terreno del cambiamento lanciata con forza e determinazione dagli elettori nelle urne.