Ilva, timori per la cassa integrazione
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Redazione - novionline@novionline.net  
20 Febbraio 2013
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Ilva, timori per la cassa integrazione

Anche Novi teme la cassa integrazione straordinaria chiesta ieri dall'azienda, per permettere il piano di risanamento. Ma dalle prime notizie diffuse, i sindacati sembrano frenare le paure per lo stabilimento novese. L'azienda non parla comunque di 'esuberi' per nessuna sede del gruppo

Anche Novi teme la cassa integrazione straordinaria chiesta ieri dall'azienda, per permettere il piano di risanamento. Ma dalle prime notizie diffuse, i sindacati sembrano frenare le paure per lo stabilimento novese. L'azienda non parla comunque di 'esuberi' per nessuna sede del gruppo

NOVI LIGURE – Nuovi sviluppi per la vicenda Ilva: la notizia è di poche ore fa e parla di cassa integrazione straordinaria per migliaia di lavoratori. Un provvedimento – ha assicurato ieri l’azienda – che consente però un piano di investimenti di 2 miliardi e mezzo di euro, con nessun lavoratore in esubero. E’ questo il prezzo che Taranto e l’Ilva dovranno pagare al programma di risanamento ambientale degli impianti, collegato a quello dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale). Un provvedimento che comunque preoccupa anche gli altri stabilimenti, Novi in testa.

L’Ilva ha presentato ieri una richiesta al ministero del Lavoro per la cassa integrazione straordinaria nei confronti di 6.500 lavoratori, di cui 6.417 per lo stabilimento di Taranto. La decisione è stata comunicata anche ai sindacati di categoria e la cassa comincerà il 3 marzo prossimo, con una durata di 24 mesi. E nel piano sembrano essere coinvolti anche i lavoratori degli impianti di Novi Ligure e Pratica di Mare. A Novi, però – in base alle prime notizie che si sono diffuse nel mondo sindacale – sembra che la situazione sia differente e che il provvedimento non dovrebbe riguardare i lavoratori del ‘nostro’ stabilimento. In ogni caso, si tratta di un quadro ancora in evoluzione, che dovrà essere confermato nelle prossime ore.

Intanto, secondo le prime previsioni aziendali, gli interventi di risanamento all’interno dello stabilimento di Taranto comporteranno la permanenza in cassa integrazione di un numero medio di lavoratori di 4.300 (circa un terzo dei dipendenti diretti) per il siderurgico, con un picco di 6.417 circa nel secondo semestre del 2014 e cioè in concomitanza con lo spegnimento del grande altoforno 5, quando la produzione dovrebbe passare a diecimila tonnellate al giorno. Ma in due anni, l’Ilva dovrebbe migliorare le sue prestazioni ambientali e ripartire a pieno organico, come risulta dalla richiesta, nella quale non si parla di “esuberi”, ma solo di cassa integrazione straordinaria, a rotazione.

    

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