Quella notte che in paese s’allungo’ il campanile
Blasoni - storie con cui i paesi rivali si prendevano per i fondelli - fiabe di streghe realmente esistite e poi le favole che hanno come protagonisti gli animali, come quella del giovane Purìn e del suo asino Cacadenaro, che è diventata uno spettacolo pronto al debutto. Una tesi di laurea ha raccolto testimonianze e racconti popolari del Novese e dell'Ovadese.
Blasoni - storie con cui i paesi rivali si prendevano per i fondelli - fiabe di streghe ?realmente? esistite e poi le favole che hanno come protagonisti gli animali, come quella del giovane Purìn e del suo asino Cacadenaro, che è diventata uno spettacolo pronto al debutto. Una tesi di laurea ha raccolto testimonianze e racconti popolari del Novese e dell'Ovadese.
“Io fascio il campanile con questa stoffa, lo scaldo bene e lo faccio crescere, però a una condizione: da mezzanotte fino all’alba, nessuno deve uscire fuori per strada, nessuno deve vedere quello che fa, perché questa stoffa se vede qualcheduno non fa più effetto”, dichiarò solenne il sarto.
Rivestita ben bene la torre campanaria, il sarto fa una tacca sul muro, nel punto dove arriva la stoffa. Al mattino, il sacrestano va a suonare le campane per l’Ave Maria e vede che la stoffa è più in su di due braccia. “Oh! Il campanile è cresciuto! C’era il segno lì, è cresciuto il campanile». La sera dopo il miracolo si ripete, e poi ancora e ancora. Ma il campanaro aveva notato che i gradini, dentro la torre, erano sempre tanti uguale. “Dovrebbero crescere anche le scale! Io faccio sessanta gradini per arrivare in cima e sono sempre sessanta gradini! Come fa a crescere ‘sto campanile?”.
Allora il sacrestano si nasconde nella cella campanaria e a notte fonda sente dei passi e vede il sarto di Montaldeo con una scala lunga, salire su e tagliare la stoffa, per ingannare i mornesini. L’uomo di chiesa si attacca alle campane e sveglia tutto il paese. Tutti accorrono e – una volta capito l’inganno – vorrebbero picchiare il sarto. Ma il parroco furbo decise che c’era un’altra soluzione: “Sta a sentire: ti perdoniamo a un patto, se tu con questa stoffa ci fai tutti i paramenti della chiesa”. E così fu.
Questo è solo uno dei moltissimi esempi di “blasone” – cioè di racconti popolari nati per prendere in giro gli abitanti dei paesi vicini – che la ventisettenne Desirèe Anfosso (nella foto) ha raccolto tra Novi, Ovada, la val Borbera, la val Lemme e la val d’Orba per la propria tesi di laurea con i professori Sonia Maura Barillari e Antonio Guerci.
Desirèe Anfosso ha impiegato molti mesi per la propria ricerca, svolta in collaborazione con una vera “istituzione”: il professor Franco Castelli, del centro di cultura popolare Giuseppe Ferraro (Isral di Alessandria). Anfosso è partita dalla raccolta di storie di cinque paesi dell’ovadese. Poi la voce si è diffusa e sempre più persone hanno cominciato a chiamarla: in tanti volevano raccontare le storie che avevano sentito da bambini. Ma chi pensa che si tratti solo di storielle, di favolette per far addormentare i più piccoli, si sbaglia di grosso.
Le storie censite da Anfosso sono di vari tipi: dalle tipiche favole, con protagonisti animali parlanti o umanizzati, alle fiabe di re e principesse, ai racconti sulle streghe o sul diavolo, ai blasoni, alle leggende storiche. Bei modelli di narrazione popolare si ritrovano anche in val Lemme, a Bosio, dove una delle storie raccolte da Desirèe Anfosso – quella del giovane Purìn e del suo asino cacadenaro – sta per diventare uno spettacolo teatrale, che presto diventerà uno spettacolo teatrale con Davide Fabbrocino e Alice Colombo.
Il servizio completo sul Novese in edicola a partire da domani, giovedì 14 febbraio