Ilva, i soldi per gli stipendi ci sono ma…
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
1 Febbraio 2013
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Ilva, i soldi per gli stipendi ci sono ma…

Dopo il vertice a Palazzo Chigi Ferrante tranquillizza gli operai ma spiega: "Per attuare i precetti dell'Aia servono soldi e stiamo cercando nuovi soci. La pretesa incostituzionalità della legge salva-Ilva è una spada di Damocle sull'azienda"

Dopo il vertice a Palazzo Chigi Ferrante tranquillizza gli operai ma spiega: "Per attuare i precetti dell'Aia servono soldi e stiamo cercando nuovi soci. La pretesa incostituzionalità della legge salva-Ilva è una spada di Damocle sull'azienda"

ROMA – Saranno pagati regolarmente il 12 febbraio gli stipendi relativi al mese di gennaio per i dipendenti degli stabilimenti Ilva. A garantirlo è stato ieri il presidente del Gruppo Bruno Ferrante, al termine di un vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi. L’ex prefetto ha spiegato inoltre che la società vorrebbe attuare gli interventi stabiliti dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), ma che per farlo servono soldi. “Stiamo considerando anche la ricapitalizzazione della società – ha detto Ferrante – e siamo disponibili a valutare l’ingresso di nuovi soci”.

Il presidente dell’Ilva non però rinunciato a scagliare un frecciata nei confronti della magistratura: “Per poter attuare il piano finanziario abbiamo bisogno di un quadro di riferimento certo, che oggi non è chiaro a causa dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria, quali il sequestro dei prodotti e il ricorso alla Corte Costituzionale che si dovrà pronunciare sulla legge 231 [la cosiddetta legge salva-Ilva; ndr]”.

Intanto l’altro ieri il gip di Taranto ha bocciato l’istanza avanzata dall’azienda, la quale aveva chiesto che il ricavato del dissequestro delle merci ferme nel porto pugliese fosse vincolato all’emergenza (risanamento ambientale e pagamento degli stipendi). Una bocciatura ampiamente annunciata e già scritta, di fatto, con il provvedimento con cui i magistrati tarantini avevano spedito la legge 231 al vaglio della Corte Costituzionale.

Secondo l’Ilva, il miliardo di euro di merci e semilavorati bloccati a Taranto è vitale per la ripresa dell’azienda. Ma l’altro ieri il gip ha confermato che il milione e 700 mila tonnellate di tubi e coils resta dov’è: sequestrato. “Nessuna norma dell’ordinamento – ha scritto il giudice Todisco allineandosi al “no” dei pm – contempla la possibilità di una restituzione di beni sottoposti a sequestro preventivo, per giunta in favore di soggetti indagati proprio per i reati di cui i beni sottoposti a vincolo costituiscano prodotto”. Il gip ha bocciato anche la proposta dell’Ilva che aveva chiesto di affidare al Garante dell’Aia la gestione vincolata del ricavato del dissequestro. Il gip infine ha escluso ulteriori pronunciamenti prima della decisione della Corte Costituzionale sulla legge salva-Ilva.

 

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