Per i consumatori è fondamentale l’etichetta d’origine
Continua la battaglia di Coldiretti per la rintracciabilità trasparente. Con il Progetto per filiera tutta italiana e tutta agricola più sicurezza, qualità, sostenibilità e serietà nel lavoro
Continua la battaglia di Coldiretti per la rintracciabilità trasparente. Con il Progetto per ?filiera tutta italiana e tutta agricola? più sicurezza, qualità, sostenibilità e serietà nel lavoro
Per tutti gli altri alimenti l’etichettatura di origine è solo volontaria; questo fa sì che per certi prodotti sia davvero difficile per il consumatore capire la vera origine del cibo che si appresta ad acquistare. Ma i consumatori vorrebbero conoscere il Paese specifico di provenienza. Sei persone su dieci vorrebbero conoscere sia il Paese in cui l’ingrediente principale di un alimento è stato trasformato, sia dove è stato coltivato e raccolto il prodotto agricolo e il Paese dove il cibo è stato prodotto. Per i prodotti trasformati a base di carne (ad esempio il prosciutto o le salsicce), la maggior parte dei consumatori vorrebbe conoscere sia il Paese in cui l’animale è stato allevato che il Paese in cui la carne è stata trasformata. Queste richieste sarebbero finalizzate a prevenire le pratiche commerciali scorrette. Ma non solo. Spesso infatti anche l’utilizzo di bandiere, simboli o immagini utilizzati sulle etichette degli alimenti possono suggerire un’origine che non è la vera origine del prodotto alimentare. È il caso, ad esempio, della bandiera italiana sulla confezione di salsa di pomodoro prodotta in Cina, che induce erroneamente il consumatore a credere si tratti di un prodotto di origine italiana mentre così non è. Il Regolamento (Ue) 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio che si applicherà a partire dal dicembre 2014 si propone di accrescere la trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari commercializzati sul mercato dell’Ue.
L’etichettatura di origine diverrà obbligatoria su carne fresca, congelata e refrigerata di maiale, pollame, ovini e caprini. Tuttavia, il contenuto delle informazioni da visualizzare in etichetta è ancora da decidere (luogo di nascita degli animali e/o di allevamento e/o di macellazione). Quando l’origine di un alimento è volontariamente dichiarata dal produttore, i consumatori devono essere informati se gli ingredienti primari del cibo hanno una diversa origine. Tuttavia, quella che dovrebbe essere considerata come l’origine di questi ingredienti primari è ancora oggetto di discussione (luogo di produzione o Paese dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale?).
“Negli ultimi anni, con la mobilitazione a favore della trasparenza dell’informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta fresca, uova, miele latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta resta anonima per circa la metà della spesa dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta – affermano il presidente e il direttore della Coldiretti alessandrina Roberto Paravidino e Simone Moroni – Basti pensare che, in attesa di modifiche e nuove normative, due fette di prosciutto su tre vendute come italiane sono provenienti da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta viene ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all’insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere ma chi acquista non può saperlo”.