Tre anni di lavoro per una Paralimpiade
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Edoardo Schettino - redazione@ovadaonline.net  
15 Dicembre 2012
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Tre anni di lavoro per una Paralimpiade

Francesca Fenocchio e Vittorio Podestà raccontano le loro emozioni a Londra 2012, tra vittorie, fatica e soddisfazioni

Francesca Fenocchio e Vittorio Podestà raccontano le loro emozioni a Londra 2012, tra vittorie, fatica e soddisfazioni

OVADA – Dietro una medaglia Paralimpica c’è tantissimo, non solo la prestazione sportiva che tutti possono apprezzare: tanti mesi di lavoro duro e specifico, la coabitazione con gli impegni professionali, la capacità di sopportare i ritmi serrati di una manifestazione che raccoglie 4.000 atleti senza distinzioni. Le sensazioni le hanno raccontate Francesca Fenocchio e Vittorio Podestà, argento nella competizione a squadre dell’handbike (con Alex Zanardi) a Londra 2012. I due sono intervenuti all’inaugurazione della mostra delle fotografie scattate da Fabrizio Tacchino, preparatore atletico alla sua seconda esperienza nel contesto a cinque cerchi, organizzata dal Lions Club di Ovada in collaborazione con il Comune di Ovada.
 
“Il giorno della gara – ha raccontato Francesca Fenocchio – sei troppo emozionata per renderti conto del risultato che hai ottenuto. Solo dopo rivedi tutto nella tua mente: l’anno di aspettativa presa dal lavoro, gli allenamenti duri tra bicicletta e palestra”. All’atleta cuneese è dedicato un pannello delle foto: gli attimi prima della partenza, il momento della prestazione, l’arrivo e la gioia a fine gara, le braccia alzate con i compagni di squadra. Anche gli studenti delle scuole ovadesi, nel corso della prossima settimana, visiteranno la mostra, un modo per avviare un percorso educativo che in altri paesi è molto più avanzato”. “Queste foto – ha spiegato Tacchino – sono molto diverse da quelle che ho scattato a Pechino dov’ero alla prima esperienza e ancora vedevo assieme l’atleta e il disabile. Dopo quattro anni di lavoro, posso dire che ora vedo solo atleti che sanno dare sempre il 110%, laddove un atleta normodotato a volte prova a dare qualcosa in meno”.
 
“Il gap culturale – ha aggiunto Vittorio Podestà – Lo si colma con la conoscenza. Molto spesso parliamo delle nostre esperienze davanti ai ragazzi ed è in quei contesti che riceviamo le domande più intelligenti. Londra ha rappresentato un salto di qualità importante per il livello delle prestazioni sportive. Ma per la prima volta ci siamo trovati di fronte a un pubblico spontaneo, davvero interessato alle gare”.  Ora i due atleti sono in pausa di riflessione: dovranno decidere se lavorare per Rio 2016. “Servono tre anni di preparazione per fare tutto al meglio”.  
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