Ilva, lo scontro governo-giudici fa paura ai dipendenti
Il ministro Clini annuncia un emendamento al decreto salva-Ilva per sbloccare l'acciaio fermo a Taranto. La magistratura studia la contromossa e va verso un ricorso alla Corte Costituzionale. Nel mezzo i lavoratori di Novi e di Genova...
Il ministro Clini annuncia un emendamento al decreto salva-Ilva per sbloccare l'acciaio fermo a Taranto. La magistratura studia la contromossa e va verso un ricorso alla Corte Costituzionale. Nel mezzo i lavoratori di Novi e di Genova...
Martedì, infatti, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Taranto ha respinto la richiesta di dissequestro avanzata dall’Ilva e relativa ai semilavorati destinati agli stabilimenti di Genova e di Novi e che invece sono stati immobilizzati al porto della città pugliese per un provvedimento della magistratura. Il Gruppo Riva, subito dopo l’udienza, ha annunciato che sarebbero rimasti senza lavoro 1.400 dipendenti: la prospettiva per Genova e Novi era cassa integrazione e ferie forzate.
Immediata la reazione del governo. Il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha inviato alle Camere un emendamento interpretativo al decreto salva-Ilva, con il quale intende aggirare il no della magistratura al dissequestro dei semilavorati. Una manovra che non è piaciuta ai giudici tarantini, che stanno pensando a sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. La Procura ionica sta lavorando in questa direzione per “difendersi” da quelle che, a suo parere, sarebbero le ingerenze messe in atto soprattutto dal ministro Clini, nella sfera di esercizio delle funzioni della magistratura indicate nella Costituzione.
Il ricorso, se dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale, non sospenderà l’efficacia del decreto Ilva, per lo meno fino all’udienza di discussione, ma senz’altro costituirebbe una brutta gatta da pelare per il governo.
“Era già da giorni che all’Ilva di Novi le lavorazioni stavano subendo un rallentamento – spiega il segretario provinciale Uilm, Alberto Pastorello – Stiamo andando incontro al fermo degli impianti, come del resto aveva anticipato anche il presidente, Bruno Ferrante [subito dopo il vertice di Roma del 6 dicembre; ndr]. La situazione è diventata assai precaria. Per tenere impegnati i lavoratori che si sono visti ridurre le proprie mansioni a causa dell’esiguità delle scorte, l’azienda sta istituendo dei corsi di formazione professionale. Anche questa potrebbe essere una soluzione temporanea, ma solo in vista del dissequestro dell’acciaio fermo a Taranto”.