Garlando: “la crisi del nostro sistema parte dalla politica”
Unazienda florida nonostante la situazione del Paese e del territorio, e costanti attività allestero, che gli consentono di cogliere analogie e differenze. Giuseppe Garlando, presidente di Api, non ha dubbi: chi innova e anticipa le esigenze del mercato vince sempre la sfida. Ma se avesse ventanni oggi
Un?azienda florida nonostante la situazione del Paese e del territorio, e costanti attività all?estero, che gli consentono di cogliere analogie e differenze. Giuseppe Garlando, presidente di Api, non ha dubbi: ?chi innova e anticipa le esigenze del mercato vince sempre la sfida?. Ma se avesse vent?anni oggi?
Presidente Garlando, qual è lo stato d’animo di un imprenditore, oggi?
(un attimo di silenzio, e un respiro profondo, ndr) Siamo arrabbiati, delusi. Ma non ci arrendiamo. Però non ci possono raccontare favole, dirci che la crisi è uguale in tutto l’Occidente. Qui da noi c’è una crisi tutta nostra, che parte dalla politica, da dieci anni o forse più di follie: eccessi di spese, sprechi, ruberie. Persino il federalismo, con il quale come principio io ero d’accordissimo, è stato interpretato come moltiplicazione dei centri di potere, e di spartizione delle risorse pubbliche. Ma lo sa che hanno buttato un fiume di denaro nella realizzazione di sistemi informatici regionali che non si “parlano” uno con l’altro? E taccio sulla sanità, e sulla modernizzazione del sistema delle imprese. Ognuno di noi è costretto a muoversi in autonomia, con il supporto delle associazioni di categoria, ma senza una rete di infrastrutture pubbliche decenti.
Su questo quadro nazionale desolante, è “calata” la crisi internazionale….
Certo, è finita un’epoca. Il mercato e le sue richieste evolvono, non possiamo fermarlo, o sentirci vittime. Le aziende italiane che hanno saputo innovare per tempo, diversificare offerta e strategie, riescono a competere, in alcuni casi a crescere. Altre stanno morendo: purtroppo è fisiologico. Il mondo corre, bisogna tenere il passo.
Lei, con la sua azienda, ci sta riuscendo?
Direi di sì, con l’impegno di tutti, e una visione chiara del mercato globale, i risultati arrivano, anche in questo contesto difficile. Consideri che siamo nati, come piccolissima realtà di produzione e commercializzazione di calciobalilla, nel 1954 a Spinetta Marengo. Dove l’azienda è rimasta fino ad una decina di anni fa, quando ci siamo trasferiti qui a Pozzolo. Ebbene: quando io entrai in azienda, nel 1978, producevamo un numero di calcio balilla che era 20 o 30 volte quello di oggi. Solo 5 anni fa ne producevamo il triplo che nel 2012. Questo significa che, se fossimo rimasti fermi sulla nostra produzione originaria, saremmo morti da tempo.
E invece?
Invece abbiamo diversificato nel tempo la nostra offerta e proposta, passando da calciobalilla, biliardi e tavoli da ping pong (che continuiamo a produrre) anche ad altre tipologie di prodotti (tappeti elastici, tabelloni da basket, porte da calcio, altalene, freccette), e soprattutto abbiamo acquisito la rappresentanza esclusiva di marchi internazionali, e di clienti prestigiosi. Mi ricorderò sempre quando, qualche anno fa, abbiamo ricevuto qui in stabilimento a Pozzolo la manager di un grande gruppo britannico, leader nel settore dei superalcolici, che è arrivata in guanti bianchi, con auto lunghissima e autista, per controllare di persona le gradazioni di colore di una campagna internazionale di marketing che stavano curando per loro, fornendo una nostra serie di prodotti. Oppure, altro esempio, siamo da tempo fornitori ufficiali di prodotti di intrattenimento per Lufthansa: che collocandoli negli aeroporti ha esigenze particolarissime, sia sul fronte antincendio che di sicurezza ambientale.
Quali sono oggi i numeri del gruppo Garlando?
Abbiamo due società qui a Pozzolo, la Garlando Spa e la Net&Com, che complessivamente arrivano a 92 dipendenti (compresa la filiale tedesca), con oltre 18 milioni di euro di fatturato e un utile significativo. Mai fatto ricorso a cassa integrazione o altri aiuti di Stato, e mai licenziato nessuno. E non è poco, con i tempi che attraversiamo. La Net&Com è un piccolo esempio di innovazione riuscita: un provider che si occupa di telecomunicazioni e marketing, in forte sinergia con la Garlando: e parliamo di un’azienda che è partita con 2 dipendenti, e oggi ne ha 14, e fa 100 mila euro di utili.
Presidente Garlando, quante aziende nell’alessandrino sono riuscite a fare “il salto”, e ad aprirsi al mercato internazionale?
Beh, non siano certo gli unici, per fortuna. Consideri che la nostra provincia non è comunque monoculturale, come ad esempio Asti, dove c’è praticamente solo la filiera dell’auto. Da noi ci sono diversi distretti, e percorsi diversificati. A soffrire più di tutti credo sia il comparto orafo valenzano: soprattutto quella parte che non ha saputo innovare le proprie strategie, capire che il mercato stava cambiando. Ma in verità il problema riguarda anche altre città orafe, da Arezzo a Vicenza. Altri distretti invece, come quello dolciario novese, hanno saputo fronteggiare in maniera positiva la crisi, e il cambiamento. Naturalmente, poi, c’è il dramma delle piccole e medie imprese che lavorano, o lavoravano, con la pubblica amministrazione, in primis gli enti locali. Lì la situazione è sotto gli occhi di tutti, cosa vuole che aggiunga? E infine c’è la burocrazia: il mercato richiede riconversioni rapide, e continue. Da noi se decidi di lanciare un nuovo prodotto puoi perdere anche 6/8 mesi per avere le necessarie autorizzazioni, mille e una certificazioni, e così via. E l’energia alle nostre aziende (come del resto ai privati) costa, non scordiamolo, il 30% più cara che nel resto d’Europa.
Poche settimane fa un imprenditore edile alessandrino si è tolto la vita. Che è sempre una scelta disperata e personale, impossibile da giudicare. In questo caso, però, oltre che un uomo pare davvero che si sia ucciso un titolare d’azienda…
Temo sia così. Era già successo più volte in altre parti d’Italia, e stavolta il dramma ci ha toccati da vicino. Conoscevo Andrea Icardi, tra l’altro spinettese come me. Era una bella persona, e un imprenditore capace. La sua scelta drammatica ci ha toccati tutti, è purtroppo un segno dei tempi che stiamo vivendo.
Dottor Garlando, con la bacchetta magica domattina lei si sveglia e ha di nuovo 25 anni, neolaureato: che fa?
Onestamente, cercherei un Paese che mi consentisse di realizzare i miei sogni, di mettere a frutto le mie competenze. L’Inghilterra forse, che mi è sempre piaciuta. Non è disamore per l’Italia sia chiaro, e neppure per casa nostra. E infatti alla mia età io sto qui, cerco di innovare, e credo che comunque con Monti il Paese possa davvero uscire dal tunnel dopo anni terribili. Io che vado spesso all’estero, in Germania e altrove, e mi confronto con tanti altri imprenditori, le risparmio la cronaca degli sberleffi quotidiani che mi toccava subire in epoca berlusconiana. Nonostante questo, se fossi un ragazzo e dovessi partire da zero, andrei altrove. Sarei ipocrita se le dicessi che prevedo per l’Italia una fase di crescita per i prossimi anni. Siamo sempre più una società di anziani, in cui gli addetti ai servizi socio sanitari per la terza età hanno già superato i metalmeccanici, o stanno per farlo. E’ un fatto di cui prendere atto.
Quanti piccoli e medi imprenditori alessandrini, in questo contesto, ancora progettano di lasciare l’azienda ai figli, come era regola un tempo?
Non molti credo. Io ho due figlie femmine, ancora agli studi. Vedremo: al momento mi sento saldo al timone, e con tanti progetti ancora da realizzare.