Botta e la proliferazione del cormorano
"Che fare dunque di fronte a questa terrificante minaccia? Botta chiede alla Regione se sia previsto lavvio di un piano dabbattimento
"Che fare dunque di fronte a questa terrificante minaccia? Botta chiede alla Regione ?se sia previsto l?avvio di un piano d?abbattimento?
Mentre la Regione Piemonte è alle prese con le grane della sanità e della caccia, il consigliere del Pdl Marco Botta (nella foto) ha presentato un’interrogazione a Palazzo Lascaris sul problema della proliferazione dei cormorani. Ma che cos’è un cormorano? Trattasi di un uccello acquatico dal piumaggio scuro che si nutre di pesce e che anche gli ovadesi conoscono: d’inverno infatti, diversi esemplari di questa specie soggiornano per qualche tempo lungo i nostri corsi d’acqua. Di solito il loro arrivo coincide con la “semina” delle trote nell’Orba e nello Stura per la stagione della pesca. I cormorani, con un tempismo assai sospetto, arrivano puntuali, si rimpinzano con i pesci d’allevamento immessi nei torrenti e poco dopo tolgono il disturbo. Inutile aggiungere che la cosa non è affatto gradita ai nostri pescatori.
Grazie però all’interrogazione del consigliere regionale, possiamo ora saperne di più. “I cormorani – scrive Botta – che svernano in Piemonte sono (secondo i dati degli ultimi anni) circa quattromila e ognuno di loro consuma in media 450 grammi di pesce al giorno. Ma c’è di più: le sottospecie di cormorani che transitano dalle nostre parti sono due: la “Phalacrocorax carbo carbo e la Phalacrocorax carbo sinensis, tra esse differenti soprattutto per quanto concerne la biologia riproduttiva”. Botta però non precisa meglio queste differenze per cui le abitudini sessuali delle due sottospecie di cormorani restano un po’ misteriose. In compenso c’è il grido d’allarme: “Il cormorano, insieme al pesce siluro, rappresenta un’enorme problematica per l’equilibrio della fauna autoctona piemontese”. Nella fauna autoctona ci sono sicuramente le trote d’allevamento destinate alla pesca sportiva.
Purtroppo non ci sono più i barbi e i cavedani, da tempo scomparsi dai nostri torrenti ben prima che comparissero i cormorani. Stante le nostre modeste conoscenze sulle specie ittiche presenti in altri corsi d’acqua che non siano l’Orba e lo Stura, non possiamo aggiungere altro e dobbiamo per forza fidarci di quel che sostiene il consigliere regionale. Che fare dunque di fronte a questa terrificante minaccia? Botta chiede alla Regione “se sia previsto l’avvio di un piano d’abbattimento”, vale a dire se le autorità preposte non abbiamo magari pensato di far fuori qualche cormorano che risulti di troppo. Un suggerimento assai ardito, specie di questi tempi in cui, malgrado la crisi, fioriscono le associazioni ambientaliste impegnate nel proteggere tutto il possibile (e qualche volta anche l’impossibile). Ma qualcosa bisognerà pur fare. Dopo i provvedimenti anti spread ci vogliono pure quelli contro i cormorani.