Storie di perversa burocrazia
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Diego Cartasegna - redazione@ovadaonline.net  
19 Luglio 2012
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Storie di perversa burocrazia

Una signora, la carta d'identità scaduta e la necessità di modificare il luogo di nascita da Acqui a Acqui Terme. Con ciò che segue

Una signora, la carta d'identità scaduta e la necessità di modificare il luogo di nascita da Acqui a Acqui Terme. Con ciò che segue

 Una signora ovadese qualche tempo fa ricevette dal Comune una comunicazione un po’ sibillina dalla quale si deduceva che doveva rifare la sua carta d’identità. L’unica cosa veramente chiara nella missiva comunale era infatti quella relativa al fatto che dovesse presentarsi all’Ufficio Anagrafe con due fotografie per avere un nuovo documento. Il resto era un po’ vago. C’era infatti scritto che si doveva procedere ad armonizzare i dati comunali con quelli del Ministero delle Finanze o qualcosa del genere. Il problema sembrava ridursi però ad una sola questione: il luogo di nascita, che doveva essere variato. La signora a quel punto partì alla volta del Comune per avere chiarimenti e la scoperta fu sconcertante. Bisognava assolutamente cambiare la denominazione del luogo in cui era nata, cioè Acqui Terme, con “Acqui”.

La signora fece urbanamente sapere agli addetti che il Comune di Acqui (e basta) non esisteva, ma i gentili impiegati le dissero che era una questione di date. Infatti fino al 1956 Acqui Terme si chiamava semplicemente Acqui e, dato che lei era nata anteriormente a quella data, occorreva inserire il nome “giusto”, quello in corso al momento della sua nascita. Insomma, non c’era niente da fare. Bisognava procedere. La signora pensò, un po’ seccata, a tute le grane conseguenti: doveva infatti rifare anche la tessera sanitaria e comunicare alla sua banca, al datore di lavoro, all’INPS ecc. che il suo luogo di nascita era variato. Una perdita di tempo e, in misura minore, di denaro. Ma bisognava ubbidire: l’ordine veniva da Roma e la burocrazia è lenta ma inesorabile. A questo punto, però, verrebbe da dire che è anche decisamente perversa.

Ci piacerebbe sapere a chi è venuta in mente l’idea di cambiare per amore di precisione (a distanza di più di mezzo secolo) il nome di un comune sulle carte d’identità. Se Acqui Terme prima si chiamava solo Acqui (e non esistono altri comuni con una denominazione simile) che bisogno c’era di andare a rompere le scatole a tutti i cittadini nati nella città termale anteriormente al 1956? E ancora: qual è l’utilità di un tale provvedimento? Utilità per la gente, intendiamo, e non per il burocrate. Il quale burocrate, vale la pena di ricordarlo, è al servizio del cittadino e non viceversa. E poi viene spontaneo chiedersi per quali recondite e perverse ragioni a qualcuno viene in mente di partorire un cavillo di questo tipo. Necessità di passare il tempo? Bisogno di inventarsi un lavoro perché non si sa cosa fare? Ansia di efficienza ai fini della carriera? Di certo l’idea non sarà venuta ad un usciere; probabilmente questa perversione arriva dalla mente di un funzionario. E i funzionari lo Stato li paga pure bene per fare queste robe.

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