Il Dolcetto? Per venderlo cambiategli nome
E' la provocazione di Gian Luca Morino che per il Barbera d'Asti ha puntato tutto sul binomio tra territorio (Nizza) e vino
E' la provocazione di Gian Luca Morino che per il Barbera d'Asti ha puntato tutto sul binomio tra territorio (Nizza) e vino
Come avete lavorato sul prodotto per poi intraprendere il vostro percorso?
«Attraverso la stesura di un disciplinare che imponesse regole ben definite. Oggi il nostro vino è fatto al cento per cento con uve Barbera. Abbiamo detto no agli arricchimenti. Il riposo in botte di legno non dev’essere inferiore a sei mesi».
Qual è stata la difficoltà più difficile da affrontare coi produttori?
«In tempi di crisi, un’azienda pensa soprattutto a vendere le bottiglie. E quindi è più restia a guardare in prospettiva. Nel nostro caso le aziende più importanti hanno fatto da traino verso quelle più piccole. Il primo vantaggio sta nel fatto che un importatore, una volta individuato il vino di suo interesse, vorrà puntare su più etichette. E questo ha una ricaduta positiva su chi aderisce al consorzio».
Di recente lei è stato a Ovada per spiegare ai produttori locali il vostro modello. Che riscontro ha avuto?
«Sono stato invitato da un paio di aziende interessate a fare con l’Ovada Docg quello che noi stiamo facendo col Nizza. Ho trovato attenzione ma non grande coesione».
In generale com’è visto il tessuto produttivo vitivinicolo ovadese?
«Qui c’è una grande vantaggio da non sottovalutare: il casello dell’autostrada. Però si sconta l’assenza di una grande cantina, o comunque di un paio di aziende forti che facciano d’apripista verso in progetto di promozione più definito. I problemi sono due: il disciplinare di produzione non impone canoni che diano una identità vera e propria al vino. E poi i produttori stessi lo conoscono poco».
In che senso?
«Da noi sono state decisive le degustazioni alla cieca che abbiamo iniziato a fare proprio per arrivare a pareri qualificati e non condizionati. Dovrebbero essere introdotte al più presto anche nell’ovadese».
Come si intercettano i gusti predominanti e quali sono attualmente?
«Per intercettare i gusti bisogna conoscerli. In passato producevamo vini più “ruffiani”, più morbidi. Oggi c’è una riscoperta di gusti più acidi che poi sono propri del Barbera originario. Di recente in Cina, è stato stabilito che proprio il Barbera è quello che si lega di più ai sapori tipici di quel paese».