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Preoccupazione per l’ospedale: serve una nuova mobilitazione
"Grande interesse ed apprensione per le sorti della nostra struttura dopo l'approvazione del nuovo piano sanitario"
"Grande interesse ed apprensione per le sorti della nostra struttura dopo l'approvazione del nuovo piano sanitario"
Serve una nuova mobilitazione per l’Ospedale di Ovada. L’Osservatorio Attivo sta seguendo con grande interesse ed apprensione le vicende e le ripercussioni che potrebbe avere l”Ospedale di Ovada dopo l’approvazione del recente Piano Sanitario e l’assunzione terminologica di Ospedale di territorio. Attorno a questo termine ruotano le più svariate considerazioni e riflessioni: un ospedale di territorio significa un ospedale che ha sì il Pronto Soccorso, ma non viene specificato se a 12 o 24 ore, con il trasferimento immediato dei pazienti critici con una nuova riorganizzazione del 118 ( non bene definita), un laboratorio analisi (che ad Ovada non c’è più), un centro poliambulatorio specialistico.
Fra i non-servizi nel nostro nosocomio segnaliamo che dopo le 16 non è possibile fare una TAC con mezzo di contrasto, per cui il paziente viene trasferito ad Acqui o a Novi; c’è poi la preoccupazione per una gestione dell’emergenza intraospedaliera totalmente a carico del 118. Questo stato di cose non soddisfa per nulla l’Osservatorio Attivo Onlus: già nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di esprimere negative considerazioni sull’ approvazione del nuovo piano sanitario, ma a distanza di poco tempo ritorniamo nuovamente in campo per farci sentire affinchè i cittadini sappiano realmente a cosa si va incontro.
Non è stato per nulla salvato il nostro ospedale. Dal prossimo mese di maggio potrebbe partire una ulteriore “operazione chirurgica” nei confronti della struttura ovadese che si vedrebbe privata di personale e servizi a favore naturalmente degli ospedali cardine dove verrebbe dirottato gran parte del personale. L’Ospedale di Ovada si troverebbe dunque ad essere una “scatola vuota” dove esisterebbero soltanto degli ambulatori e un luogo di lungodegenza, concetto già peraltro affermato in tempi mai sospetti, quando tutti affermavano che l’Ospedale di Ovada era salvo.
Si prospettano dunque nuovi scenari di fronte ai quali serve non solo più chiarezza, ma una reale conoscenza del territorio. Noi saremo a fianco, anche con opportune iniziative di discussione e di denuncia, alle istituzioni, ai cittadini, alle organizzazioni sociali e sindacali che si vedono espropriati del diritto di confronto e di partecipazione su un tema centrale come le scelte sanitarie.