Sequestrata una discarica abusiva a Oviglio: denunciata una persona
La Guardia di Finanza ha scoperto anche una frode fiscale nellovadese: fatture false per oltre 380.000 euro
La Guardia di Finanza ha scoperto anche una frode fiscale nellovadese: fatture false per oltre 380.000 euro
Le ricognizioni aeree, effettuate con l’elicottero della Guardia di Finanza, hanno in particolare permesso di riscontrare la presenza del sito dove erano ammassati rifiuti urbani, industriali ed edili. I successivi accertamenti svolti dai finanzieri della Compagnia di Alessandria con la collaborazione dei funzionari dell’Azienda Regionale per la Protezione Ambientale hanno permesso di scoprire sul terreno un’elevata quantità di rifiuti, molti dei quali speciali e tossici, tra cui 10 carcasse di automobili, numerose batterie al piombo, diversi fusti di olio motore, apparecchiature fuori uso contenenti clorofluorocarburi, pneumatici nonché la presenza di un notevole quantitativo di laterizi.
L’area è stata sottoposta a sequestro. L’utilizzatore del terreno è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Alessandria per i reati di abbandono e deposito incontrollato di rifiuti nonché di attività di gestione di rifiuti non autorizzati.
Sono stati inoltre informati il Comune di Oviglio e l’Arpa al fine di predisporre le dovute attività per il ripristino ambientale della zona e la predisposizione di eventuali piani di bonifica in presenza di possibili contaminazioni del suolo.
I finanzieri della Brigata di Ovada hanno invece scoperto e denunciato per frode fiscale il legale responsabile di due società sportive dilettantistiche dell’ovadese che ha emesso fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti nei confronti di un’impresa di Milano, consentendole di utilizzare i relativi importi per abbattere illecitamente il carico fiscale, sia ai fini delle imposte sui redditi sia ai fini dell’Iva, attraverso la creazione artificiosa di un cospicuo credito d’imposta.
L’importo complessivo delle fatture false emesse, aventi per oggetto in genere prestazioni di tipo pubblicitario, è risultato superiore a 380.000 euro per un imposta sul valore aggiunto evasa che si aggira intorno ai 100.000 euro.
Le indagini sono state svolte anche attraverso minuziose analisi dei conti correnti bancari intestati alle ditte e alle persone coinvolte che hanno permesso di ricostruire il meccanismo attraverso il quale chi utilizzava le fatture false, al fine di eludere i controlli, provvedeva a onorare gli importi indicati nelle fatture con modalità di pagamento tracciabili, attraverso appunto intermediari abilitati come le banche.
Contestualmente tali somme erano prelevate dai responsabili delle due società ovadesi che trattenevano per loro parte dei contanti a titolo di compenso per l’illecita attività e restituivano la restante parte dell’importo ricevuto all’impresa lombarda.
Alle denunce penali nei confronti dei responsabili delle società coinvolte, è seguita la segnalazione all’Agenzia delle Entrate per il recupero a tassazione degli importi evasi.