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Morando: Monti ha messo una patrimoniale e nel 2013 sarà al Quirinale
Il resoconto dell'incontro tenutosi a Ovada, presso l'Itis Barletto, tra il senatore Pd e i cittadini. Moderatore Franco Manzitti
Il resoconto dell'incontro tenutosi a Ovada, presso l'Itis Barletto, tra il senatore Pd e i cittadini. Moderatore Franco Manzitti
Nell’aula magna dell’Istituto Itis di Ovada il senatore Enrico Morando ha risposto in una intervista pubblica, organizzata dal circolo Pd di Ovada, alle domande più scottanti del momento politico-economico. Dalle 21 alle 24 di venerdì scorso lo hanno interrogato, davanti a una sala piena di cittadini e amministratori pubblici e imprenditori, Franco Manzitti, giornalista di Repubblica, e il pubblico.
Notizie il senatore Enrico Morando, eletto nel 2008 in Veneto, ma profondamente radicato qua, uno dei leader del Pd, grande esperto di leggi finanziarie, ne offre molte e tutte importanti, durante una discussione lunga e profonda come è nel suo stile di parlare chiaro e diretto, di non eludere, di approfondire, soprattutto se si tratta di finanza pubblica e di quella parte che riguarda gli enti locali.
E non a caso in prima fila c’è Andrea Oddone, il sindaco di Ovada che prende appunti per tutta la serata e già prima dell’inizio dell’intervista aveva come chiuso in un angolo il senatore con i suoi dubbi su Imu e altri tagli. E sul palco c’è Fabio Barisione, sindaco di Rocca Grimalda e membro della direzione Pd di Alessandria con competenza sulla logistica e sulle Infrastrutture. E ci sono imprenditori dell’agricoltura e operai che hanno in gola, strozzata, la domanda sull’articolo 18.
“Cosa farà Monti dopo il 2013”, gli chiede il moderatore alla fine della serata, cercando di alleggerire il peso di ragionamenti economici complessi e di tensioni sociali profonde. “Il presidente della Repubblica”, risponde il senatore, senza avere l’aria di scherzare troppo.
Prima notizia: non tutti gli italiani lo hanno capito ma in realtà il Governo Monti ha messo una vera e propria patrimoniale, quella che Berlusconi non aveva avuto il coraggio di varare. Lo si vede non tanto attraverso quello che pagheremo con la prima casa (a parte i casi di Milano e Roma dove le rendite catastali la configurano come tale), ma con le tasse sulla seconda casa. Una stangata pesante e “ordinaria”, non straordinaria, come qualcuno in Parlamento avrebbe voluto.
Seconda notizia: c’è una vera via d’uscita per superare lo scontro sull’articolo 18 ed è la soluzione alla tedesca che introduce la possibilità di subordinare il licenziamento per motivi economici al giudizio del Tribunale, che può stabilire reintegro o uscita con un tempo dai 18 ai 27 mesi di retribuzione. Comunque il nuovo regime riguarderà i contratti successivi alla nuova normativa. Non c’è licenza di licenziare, questo sia chiaro e la tutela del lavoro si allarga a tutti.
Terza notizia: non è vero che la partita delle liberalizzazioni è stata un colossale flop. Una vera grande liberalizzazione, che era una croce italiana, si è fatta: è quella che stacca Eni dalla rete del gas. Questo era l’obiettivo. Il resto, comprese le liberalizzazioni dei taxisti, soprattutto i romani, sono partite molto meno importanti, il contorno al nocciolo.
Quarta notizia: il governo Monti deve applicare il federalismo, che è la vera salvezza per gli enti locali. Non si può pensare che è stato abbandonato solo perché la Lega insisteva e ora che i lumbard sono all’opposizione non se ne parla più.
Quinta notizia, più istituzionale: il sistema sta per riformarsi sul serio per tagliare i costi della politica con la riduzione e la modificazione dei rami del Parlamento: meno deputati e senatori da subito, ma anche per eliminare lungaggini e ripetitività: una Camera per le leggi nazionali, la fiducia al Governo eccetera e l’altra, una specie di Senato delle Regioni. E, quindi la legge elettorale, che tenga il buono del Bipolarismo ma che punti secco sui collegi elettorali.
Morando non si nasconde la durezza della situazione e ammonisce subito, davanti alla prima domanda: “L’emergenza che ha chiamato Monti e i suoi al Governo, non un governo tecnico ma un vero governo politico, e che ha messo il Pd nella posizione di fare un passo indietro c’è tuttora, eccome. Abbiamo rischiato il fallimento del debito pubblico e ancora siamo in emergenza assoluta, ma come spiega bene un bellissimo libro di due giovani scienziati americani, intitolato ‘Questa volta è diverso’, ci sono possibilità di uscita. La storia del mondo è costellata di crack storici a partire dal 1600. Questa volta rischiavamo noi e avevamo terrorizzato il mondo perché se il debito pubblico italiano avesse fatto patatrac crollava l’area dell’euro e con essa gli equilibri mondiali. Ora siamo di nuovo credibili e il Pd deve essere al centro di questa operazione perché è un partito nuovo che ha – scandisce il senatore Morando – enormi potenzialità”.