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Lavoratori in piazza contro la riforma Fornero
Un corteo organizzato contro l'abolizione dell'articolo 18. Massiccia la partecipazione. Malpassi: "Le aziende tengono nonostante le difficoltà"
Un corteo organizzato contro l'abolizione dell'articolo 18. Massiccia la partecipazione. Malpassi: "Le aziende tengono nonostante le difficoltà"
Lavoratori di Mecof Bovone, Ormig Vezzani, e dell’Autogrill sono scesi in strada ieri per protestare contro la riforma del lavoro e in particolare l’abolizione dell’articolo 18. Il corteo si è formato attorno alle 10.00 bloccando la strada a pochi metri dal casello dell’A26. Il corteo ha bloccato prima la rotatoria che porta al ponte per Ovada e, poi, s’è diretto verso il casello dell’A26, sotto gli occhi di carabinieri, polizia stradale e Digos. Nessuna tensione, solo pesanti rallentamenti per il traffico. L’appello è stato lanciato dalla Cgil: “Le aziende, nonostante le difficoltà, reggono. A partire dalla Mecof, dove c’è stata solo una piccola ristrutturazione. L’unica chiusura è stata quella della Meccanica Uno ma i dipendenti sono stati ricollocati” dice Marco Malpassi, Fiom Cgil. E però la massiccia adesione dimostra come anche da queste parti, pur non toccate dalla crisi in modo drammatico come altre realtà del paese, serpeggi la preoccupazione.
“La facilità con cui le aziende potranno licenziare con la modifica dell’articolo 18 è sconcertante – spiega Mirko Oliaro, segretario Fiom Cgil di Alessandria – tanto più se la guardiamo all’interno dell’intero impianto della riforma del lavoro. Che taglia gli ammortizzatori sociali e, di fatto, esclude i sindacati dal dire la propria nei processi di ristrutturazione delle imprese”. “L’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta” è stato uno degli slogan più gettonati dai manifestanti.
In pochi minuti, s’è formata una lunga fila di auto e camion in uscita diretti a Ovada che sono rimasti in attesa di poter passare per circa un’ora. Gli stessi automobilisti hanno ricevuto per mano dei rappresentanti volantini che parlano di licenziamenti ingiusti e poche garanzie per il lavoro.