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Festa della donna: cosa significa per le ovadesi?
La maggior parte ha ben presente l'origine della ricorrenza. Poche sgranano gli occhi in cerca della domanda di riserva
La maggior parte ha ben presente l'origine della ricorrenza. Poche sgranano gli occhi in cerca della domanda di riserva
Festa della donna… siamo alle solite. Festeggiare o non festeggiare? Festeggiare o celebrare? Ma soprattutto..cosa fare? L’input di partenza ce lo offre la quarantanovenne Serenella che, via facebook, scherza “A vent’anni festeggiavo con le amiche. Niente di che. Peccato solo essermi persa gli spogliarelli maschili ed, oramai, a vederne uno, mi sentirei una ridicola vecchia babbiona”. Poi continua, in tono più serio “Oggi preferisco assistere ad incontri e dibattiti. Una cosa è certa: bisogna che le nuove generazioni sappiano il perché di questa festa”.
Il punto, indagando fra le voci femminili, è proprio questo. Alla domanda se conoscono la motivazione della ricorrenza dell’otto marzo alcune adolescenti, per fortuna poche, sgranano gli occhi e temporeggiano, nella speranza di una domanda alternativa. La maggior parte, invece, è più preparata. Magari non sa la data precisa (era il 1908) e non sa il nome della ditta (l’industria tessile Cotton di New York), ma conosce l’avvenimento. “Una tragedia assurda – dichiara Giorgia, diciassette anni – Le donne protestavano da giorni contro le condizioni cui erano sottoposte. Il proprietario dell’azienda bloccò le porte della fabbrica per non farle uscire. L’incendio che scoppiò incidentalmente uccise 129 operaie”.
Fra le giovani continua comunque il rituale (fenomeno esploso negli anni ’90 con i California Dream Men) dello spogliarello maschile ma, per molte, è semplicemente un modo per uscire e di casa con le amiche e magari fare un po’ più tardi del solito. Di diverso avviso le over 30. “Non si tratta di una festa qualunque.- sottolinea Paola, commessa- Dovrebbe essere un giorno per riflettere sulla condizione femminile (a questo proposito vi consigliamo di tenere d’occhio i diversi appuntamenti in programma nel nostro territorio), anche se ristoratori e fiorai approfittano di una celebrazione che dovrebbe essere tutto fuorché commerciale”.
“E’ diventata, invece, la festa delle tonne” rincara Ale, mamma e musicista. Perfino l’omaggio della mimosa ad alcune sembra dar fastidio, mentre altre ne ricordano il significato: pare sia stata adottata come fiore simbolo della festa della donna dalle femministe italiane, nel 1946, quando l’UDI (Unione donne italiane) stava preparando il primo otto marzo del dopoguerra. Questi fiori avevano (ora non più) il pregio di costare poco, oltre a quello di fiorire proprio nel periodo della festa.“Le mie lotte le ho già fatte – conclude una over 60 – Le donne e le operaie uccise dovrebbero essere omaggiate ogni giorno. Ognuno ha le sue piccole battaglie da affrontare quotidianamente e, purtroppo, malgrado tutta questa emancipazione, sono ancora molte, non solo le ragazzine, quelle che giudicano un’uscita con le amiche un momento di conquista”.