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Truffa a Invitalia: due denunciati
La Guardia di Finanza ha scoperto che due imprenditori si sono appropriati di contributi pubblici per favorire l'avvio di attività imprenditoriali da parte di disoccupati. Uno dei due aveva già una società e utilizzava la madre come prestanome
La Guardia di Finanza ha scoperto che due imprenditori si sono appropriati di contributi pubblici per favorire l'avvio di attività imprenditoriali da parte di disoccupati. Uno dei due aveva già una società e utilizzava la madre come prestanome
Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Alessandria ha scoperto una truffa di 200.000 euro a Invitalia, società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che opera per favorire la crescita del sistema produttivo e valorizzare le potenzialità dei territori sostenendo e promuovendo attività imprenditoriali.
Le persone denunciate sono due imprenditori dell’ovadese, legati da vincoli di parentela, i quali si sono indebitamente appropriati della cospicua somma di denaro elargita dallo Stato, a titolo di contributo pubblico, per favorire l’autoimpiego quale strumento di sostegno alla realizzazione e all’avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione.
La normativa prevede, appunto, agevolazioni economiche a favore di società di persone, di nuova costituzione, non aventi scopi mutualistici, che siano composte per almeno la metà numerica e di quote di partecipazione da soggetti maggiorenni e privi di occupazione. La non occupazione è, infatti, l’unico requisito soggettivo richiesto, non essendo previsto alcun limite massimo d’età dei soggetti interessati all’avvio di lavoro autonomo o alla creazione di società in franchising e le microimprese.
Uno dei due responsabili, non avendo il requisito essenziale della disoccupazione per accedere a tale forma di agevolazione finanziaria, in quanto già titolare di partita Iva, ha creato una società parallela a quella esistente, operante nel medesimo settore commerciale concernente la vendita di oggetti vari, utilizzando la madre come prestanome della società. Ha quindi richiesto e ottenuto, tramite il parente, un contributo statale di circa 200mila euro con il quale ha acquistato beni strumentali successivamente alienati a favore della sua vecchia società.
I due responsabili, in concorso tra loro, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per truffa aggravata nel conseguimento di erogazioni pubbliche e segnalati all’Ente erogante per la revoca del contributo.
Le persone denunciate sono due imprenditori dell’ovadese, legati da vincoli di parentela, i quali si sono indebitamente appropriati della cospicua somma di denaro elargita dallo Stato, a titolo di contributo pubblico, per favorire l’autoimpiego quale strumento di sostegno alla realizzazione e all’avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione.
La normativa prevede, appunto, agevolazioni economiche a favore di società di persone, di nuova costituzione, non aventi scopi mutualistici, che siano composte per almeno la metà numerica e di quote di partecipazione da soggetti maggiorenni e privi di occupazione. La non occupazione è, infatti, l’unico requisito soggettivo richiesto, non essendo previsto alcun limite massimo d’età dei soggetti interessati all’avvio di lavoro autonomo o alla creazione di società in franchising e le microimprese.
Uno dei due responsabili, non avendo il requisito essenziale della disoccupazione per accedere a tale forma di agevolazione finanziaria, in quanto già titolare di partita Iva, ha creato una società parallela a quella esistente, operante nel medesimo settore commerciale concernente la vendita di oggetti vari, utilizzando la madre come prestanome della società. Ha quindi richiesto e ottenuto, tramite il parente, un contributo statale di circa 200mila euro con il quale ha acquistato beni strumentali successivamente alienati a favore della sua vecchia società.
I due responsabili, in concorso tra loro, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per truffa aggravata nel conseguimento di erogazioni pubbliche e segnalati all’Ente erogante per la revoca del contributo.