Home
Chiude la “casa” dei baby caprioli e dei rapaci
La crisi non risparmia il Centro di Recupero della Fauna Selvatica del Piemonte Orientale che chiuderà a fine anno. In media dava ricovero e cure a circa 400 animali selvatici all'anno. Le speranze di salvarlo sono ormai ridotte ad un lumicino
La crisi non risparmia il Centro di Recupero della Fauna Selvatica del Piemonte Orientale che chiuderà a fine anno. In media dava ricovero e cure a circa 400 animali selvatici all'anno. Le speranze di salvarlo sono ormai ridotte ad un ?lumicino?
Chiuderà i battenti a fine anno il Centro di Recupero della Fauna Selvatica del Piemonte Orientale. Il “miracolo” che ancora faceva sperare il direttore del Parco del Po e dell’Orba, Dario Zocco, gestore del centro, e il responsabile Carlo Carbonero non è, ad oggi arrivato. Tra pochi giorni, quindi il luogo dove sono curati circa 400 animali selvatici all’anno, dovrà chiudere.
Ad aggravare la situazione, e renderla probabilmente irreversibile, sono le leggi di riordino degli enti locali che prevedono tagli e soppressioni di provincie e comunità.
Il Centro accoglie da sempre animali feriti in arrivo non solo dalla province di Alessandria e Vercelli, ma anche di Pavia e, occasionalmente, da altre province limitrofe. Si va dalle specie protette a quelle più diffuse sul territorio: rapaci diurni come falchi, poiane, aquile, albanelle reali e rapaci notturni come allocchi, gufi e civette, ma anche aironi e cicogne, e poi molti mammiferi tra cui ricci, tassi, volpi, faine e caprioli (in genere cuccioli).
“Si tratta – spiega il direttore del Parco del Po e dell’Orba – di un servizio pubblico di elevata professionalità, che tra l’altro ha costi ridotti (dai 35 mila ai 40 mila euro all’anno), anche grazie al fatto che, naturalmente, il personale del Parco ha sempre prestato la propria opera senza un euro di costi aggiuntivi. Le risorse servono per l’affitto, le attrezzature, la consulenza di una veterinaria libera professionista e il supporto di due collaboratori presenti al Centro ogni giorno. Tutti con compensi ridotti… all’osso”. Ma anche queste poche risorse non ci sono più. Se fino al 2009 una quota dei costi (comunque meno del 50%) è stata coperta con i contributi di Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Provincia di Pavia, nel 2010 e nel 2011, nonostante le Convenzioni non siano state sospese, il contributo effettivo è stato pari a zero, e il Parco ha dovuto far fronte interamente con fondi propri alle spese di mantenimento della struttura. “Continuare diventa purtroppo impossibile – spiega il direttore – anche perchè le nostre stesse risorse generali sono ormai appena sufficienti a garantire la continuità delle spese ordinarie essenziali per assolvere alle funzioni del Parco in termini accettabili”.
“Sono davvero amareggiato – spiega Carlo Carbonero, responsabile del Centro e da sempre anche “anima” del Centro stesso – perché chi lavora qui cerca di assistere i selvatici con la massima attenzione, riuscendo a riportarne in natura oltre il 50% all’anno. Ora che faremo? La notte di Capodanno metteremo la parola fine a un’esperienza unica nel suo genere per il nostro territorio, senza che vi sia un’alternativa in vista”. Nei soli primi 10 mesi del 2011 il Centro ha prestato soccorso e curato 377 animali (216 della provincia di Alessandria, 108 di Pavia, 37 di Vercelli e 16 di altri territori. A portare al Centro (o alle sedi del Parco) i selvatici feriti sono stati sia i privati cittadini, sia le Guardie delle diverse Province, con le quali esiste uno stretto rapporto di collaborazione. Negli ultimi dieci anni di attività, al Centro sono stati ricoverati oltre 3000 esemplari di animali selvatici (mammiferi, uccelli e rettili) con una media di oltre 300 animali all’anno.
Ad aggravare la situazione, e renderla probabilmente irreversibile, sono le leggi di riordino degli enti locali che prevedono tagli e soppressioni di provincie e comunità.
Il Centro accoglie da sempre animali feriti in arrivo non solo dalla province di Alessandria e Vercelli, ma anche di Pavia e, occasionalmente, da altre province limitrofe. Si va dalle specie protette a quelle più diffuse sul territorio: rapaci diurni come falchi, poiane, aquile, albanelle reali e rapaci notturni come allocchi, gufi e civette, ma anche aironi e cicogne, e poi molti mammiferi tra cui ricci, tassi, volpi, faine e caprioli (in genere cuccioli).
“Si tratta – spiega il direttore del Parco del Po e dell’Orba – di un servizio pubblico di elevata professionalità, che tra l’altro ha costi ridotti (dai 35 mila ai 40 mila euro all’anno), anche grazie al fatto che, naturalmente, il personale del Parco ha sempre prestato la propria opera senza un euro di costi aggiuntivi. Le risorse servono per l’affitto, le attrezzature, la consulenza di una veterinaria libera professionista e il supporto di due collaboratori presenti al Centro ogni giorno. Tutti con compensi ridotti… all’osso”. Ma anche queste poche risorse non ci sono più. Se fino al 2009 una quota dei costi (comunque meno del 50%) è stata coperta con i contributi di Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Provincia di Pavia, nel 2010 e nel 2011, nonostante le Convenzioni non siano state sospese, il contributo effettivo è stato pari a zero, e il Parco ha dovuto far fronte interamente con fondi propri alle spese di mantenimento della struttura. “Continuare diventa purtroppo impossibile – spiega il direttore – anche perchè le nostre stesse risorse generali sono ormai appena sufficienti a garantire la continuità delle spese ordinarie essenziali per assolvere alle funzioni del Parco in termini accettabili”.
“Sono davvero amareggiato – spiega Carlo Carbonero, responsabile del Centro e da sempre anche “anima” del Centro stesso – perché chi lavora qui cerca di assistere i selvatici con la massima attenzione, riuscendo a riportarne in natura oltre il 50% all’anno. Ora che faremo? La notte di Capodanno metteremo la parola fine a un’esperienza unica nel suo genere per il nostro territorio, senza che vi sia un’alternativa in vista”. Nei soli primi 10 mesi del 2011 il Centro ha prestato soccorso e curato 377 animali (216 della provincia di Alessandria, 108 di Pavia, 37 di Vercelli e 16 di altri territori. A portare al Centro (o alle sedi del Parco) i selvatici feriti sono stati sia i privati cittadini, sia le Guardie delle diverse Province, con le quali esiste uno stretto rapporto di collaborazione. Negli ultimi dieci anni di attività, al Centro sono stati ricoverati oltre 3000 esemplari di animali selvatici (mammiferi, uccelli e rettili) con una media di oltre 300 animali all’anno.