Piccoli comuni addio, ecco la legge di riordino
Home
Irene Navaro - irene.navaro@alessandrianews.it  
14 Dicembre 2011
ore
00:00 Logo Newsguard

Piccoli comuni addio, ecco la legge di riordino

La giunta regionale ha approvato il disegno di riordini dei piccoli comuni e comunità montane, individuando nuovi limiti entro i quali i piccoli comuni dovranno unirsi

La giunta regionale ha approvato il disegno di riordini dei piccoli comuni e comunità montane, individuando nuovi limiti entro i quali i piccoli comuni dovranno unirsi

Torna l’incubo della soppressione,  delle Comunità Montane e degli accorpamenti dei comuni sotto i 5 mila abitanti (3 mila per quelli collinari e montani) che in Provincia rinteressa oltre cento comuni e due comunità montane. La Giunta regionale ha infatti approvato il disegno di legge “Disposizioni organiche in materia di enti locali” in cui si definiscono gli “ambiti territoriali ottimali e i limiti minimi geografici”. Secondo l’assessore agli enti Locali, Elena Maccanti è “una grande opportunità: questo provvedimento costituisce il primo strumento normativo per il riassetto dei livelli di governo del sistema delle autonomie locali, nel rispetto delle specificità del nostro territorio”. E anticipa: “E’ un testo elaborato anche grazie al confronto con i territori e con le associazioni degli Enti Locali, che oggi vuole aprirsi al contributo del Consiglio delle autonomie Locali e del Consiglio regionale”. Il disegno di legge dovrà infatti essere discusso in sede di commissione consiliare e successivamente in aula.
Il decreto tende ad incentivare l’esercizio associato delle funzioni comunali per i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti in pianura e 3 mila in collina e montagna. Limiti che tuttavia possono essere derogati su specifica richiesta dei sindaci. “Se verrà mantenuto questo limite – dice Giuseppe Teti, sindaco di Vignole Borbera (2500 abitanti circa) – significa che nell’intera val Borbera dovrà esistere un unico comune la cui estensione territoriale sarà più grande di quella di Milano. Mi pare impensabile. Ritengo siamo solo nell’ambito delle ipotesi, tutte da verificare”.

Relativamente alle Comunità Montane, il decreto prevede che, da enti locali con funzioni proprie, potranno trasformarsi, su precisa scelta dei comuni, in Unioni montane, che eserciteranno, su delega dei comuni stessi, le funzioni obbligatorie e anche quelle specificatamente relative alla montagna. “Gli ambiti – spiega la Regione – non saranno calati dall’alto con legge regionale ma gli enti montani potranno scegliere come organizzarsi”.
La Regione prevede anche che, il personale delle attuali Comunità montane possa essere riassorbito da altri enti i quali otterranno incentivazioni finanziarie oppure potranno usufruire di “scivoli” per la risoluzione anticipata del rapporto. L’iter legislativo regionale è solo alle prime battute e i commenti, al momento, sono improntati alla cautela. “Pare tutto molto complicato e molto aleatorio – dice in prima battuta Vincenzo Caprile, presidente della comunità montana Valli del Giarolo – tenendo conto che anche il decreto Monti prevede norme in materia, come il fatto che i comuni sotto i 5 mila abitanti non potranno più affidare lavori. La prima conseguenza della legge regionale sarebbe che salta tutto il lavoro fatto sui servizi associati”.

Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione