Ovada
La provocazione del musicista ovadese per descrivere com'è cambiato lo stato d'animo di molti in un anno contraddistinto dalla pandemia
21 Marzo 2021 ore 06:17
di Redazione
Marcello Crocco con il suo flauto
OVADA - «Quando un anno fa in un'Ovada blindata per il lockdown, uscivo sul balcone per suonare i miei pezzi sentivo molto amore». Da marzo 2020 la musica di Marcello Crocco ha riempito i tardi pomeriggi di una città relegata nelle rispettive abitazioni. «Quell’amore si manifestava - prosegue oggi il flautista - negli applausi di chi si affacciava o passava in piazza XX Settembre per mettersi in ascolto». Un’esemplificazione del clima che si era creato in quei giorni così drammaticamente nuovi per tutti. «Oggi - scherza (ma non troppo) il musicista - se mi mettessi di nuovo a suonare forse mi prenderei un insulto».
Un mondo lontano
«In questo anno è cambiata la percezione delle persone. L'iniziale solidarietà è diventata stanchezza e rabbia. Lo riscontro ogni giorno nei comportamenti individuali di molti di noi. Anche io mi rendo conto che, pur continuando a occuparmi delle mie faccende per mantenere una certa normalità, è come se ci fosse sempre una spia accesa, una nota stonata che mi accompagna». Anche gli ultimi dodici mesi sembrano una quantità di tempo particolarmente dilatata, in un anno in cui il consueto rapporto tra spazio e tempo sembra stravolto. «Pochi giorni fa guardavo il video di un concerto su Youtube. Mi sono sorpreso a pensare a quante persone ci fossero, vicine tra loro, senza una protezione. Ciò che fino all’altro giorno faceva chiaramente parte della nostra normalità oggi sembra appartenere a un mondo lontano».
Tensione crescente
Per oltre due mesi, nella primavera 2020, Crocco ha risposto ai diversi stati d’animo imposti dalla nuova situazione con la musica arrivando anche a una ribalta mattutina su Rai1. La stessa televisione che oggi, secondo il musicista contribuisce a accrescere la tensione. «Le diverse fonti di informazione generano un continuo regime di tensione che non aiuta. A livello di contenuti tutto sta diventando monotematico». Crocco parla anche nella sua veste di docente e genitore. «Quello che mi rattrista - conclude - è il pensiero di ciò che i giovani stanno passando. La didattica a distanza per un lasso di tempo ragionevole ha un senso, ma se estesa diventa difficile proporre contenuti originali e stimolanti». Come si sfogherà tutto questo quando ritorneremo alla normalità? «Non sono ottimista. Abito in centro e vedo ragazzi, anche giovani, che la sera bevono molto alcool. Al mattino le strade sulla quale cammino ne portano i segni».
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