‘Riso amaro’ dal sapore cambogiano
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‘Riso amaro’ dal sapore cambogiano

Oggi a Roma incontro al ministero dell'Agricoltura per denunciare “le speculazioni e gli inganni che mettono a rischio il primato dell’Italia in Europa”. Coldiretti in prima linea, le valutazioni di Confagricoltura e Cia, i numeri del comparto alessandrino

Oggi a Roma incontro al ministero dell'Agricoltura per denunciare “le speculazioni e gli inganni che mettono a rischio il primato dell’Italia in Europa”. Coldiretti in prima linea, le valutazioni di Confagricoltura e Cia, i numeri del comparto alessandrino

ECONOMIA E LAVORO – Coldiretti scende a Roma per “salvare il riso italiano”. Lo fa nell’ambito di un incontro tecnico in programma oggi, giovedì, al ministero dell’Agricoltura guidato da Maurizio Martina. E per l’occasione è in programma una manifestazione nella capitale, in via XX Settembre di fronte al dicastero, che vede in prima linea sempre Coldiretti, organizzata per denunciare “le speculazioni e gli inganni che mettono a rischio il primato dell’Italia in Europa, come dimostra il dossier ‘La guerra del riso’ elaborato da Coldiretti, con analisi e proposte degli agricoltori italiani” che saranno illustrate dal presidente, Roberto Moncalvo.
Anche Alessandria sarà presente, come annuncia una nota dell’organizzazione provinciale. “Con oltre 116.000 ettari, 1.100 aziende e una produzione di otto milioni di quintali, il Piemonte rappresenta la più importante realtà risicola, a livello provinciale gli ettari sono circa 7.800” precisa sempre la nota. Rispetto al problema della produzione risicola e alla crescente importazione di riso dall’estero e in particolare dalla Cambogia, la Coldiretti ha scelto una forma di protesta che non trova d’accordo le altre organizzazioni. Anche se sia la Cia (Confederazione italiana agricoltori), sia Confagricoltura concordano in pieno sul problema, a partire dalla etichettatura e trasparenza della filiera, sino alla difesa dalle importazioni. Il nodo è nella industria di trasformazione che richiede grandi quantità di prodotto che non può arrivare totalmente dalle coltivazioni che in Italia si concentrano quasi esclusivamente al nord. “La mancanza di tracciabilità sulle etichette rende tutto più difficile e confonde il consumatore, oltre a non rispettare quel ‘Made in Italy’ che tutti si dicono pronti a difendere” è il commento che si raccoglie nelle associazioni di categoria. La distribuzione territoriale della risicoltura è concentrata nel nord della provincia con circa duecento aziende associate a Coldiretti, mentre Confagricoltura Alessandria conta su una novantina di aziende, quasi tutte casalesi che coprono una superficie di circa 5.100 ettari che rappresentano il 60 per cento della cifra totale dei risicoltori provinciali (8.500/8.600 ettari, comprendendo anche alcune aree più vicine all’Alessandrino). La Cia rappresenta una quindicina di aziende che operano su 1.500 ettari.
Mentre la Coldiretti ha scelto la strada della manifestazione pubblica che affianca l’incontro al tavolo ministeriale, Confagricoltura ha deciso unicamente di essere presente all’incontro istituzionale, mentre rilancia a tutti i livelli territoriali l’allarme per i nodi irrisolti della etichettatura e di un mercato sempre meno trasparente. “L’Italia – osserva Luca Brondelli di Brondello, presidente di Confagricoltura Alessandria – è il maggiore produttore europeo di riso con una superficie dedicata di 234.134 ettari, 7.000 in più rispetto al 2015 (la fonte è l’Ente Risi e il dato è aggiornato al 2016, ndr) concentrati soprattutto tra le province di Vercelli, Biella, Novara, Alessandria e Pavia. L’importazione selvaggia dai Paesi meno avanzati (Pma) è un problema che da anni mette a repentaglio il sistema produttivo ed economico italiano. Tuttavia, a fronte di una situazione preoccupante, l’Europa non è stata finora capace di mettere un limite a questo fenomeno. Al tavolo del riso convocato in Regione, Confagricoltura Piemonte ha chiesto l’attivazione dello stato di crisi del comparto. Abbiamo toccato il fondo – aggiunge Brondelli di Brondello – e la politica non è stata capace di difendere la produzione nazionale”. L’andamento delle importazioni parla da solo: 10.280 tonnellate di riso entrato in Europa dai Pma nella campagna 2008/2009 a 511.648 tonnellate nel 2016/2017. Il dato arriva dalla Commissione europea ed è stato diffuso nel gennaio 2017. Nel 2009 è entrato in vigore l’accordo Eba (Everything but arms) tra la Ue e 49 Paesi meno avanzati che ha soppresso i dazi aprendo la strada a importazioni indiscriminate di riso nel vecchio continente, in particolare da Cambogia e Myanmar (ex Birmania). Da quest’anno pure l’Ecuador ha la possibilità di inserirsi a dazio zero con un quantitativo di 5.000 tonnellate. Il riso ‘tagliato’ dalle aziende di trasformazione, quello più utilizzato è di origine cambogiana, è privo di tracciabilità in etichetta. Ecco perché Coldiretti ha scritto una lettera aperta alla cinquantina di riserie che operano in Piemonte, sia a livello industriale, sia artigianale, per conoscere “quanti sono i quintali di risone acquistato dalle aziende agricole; quanti i chili di risone acquistati all’estero; quali sono i Paesi extraeuropei da cui acquistano”. Domande ora in attesa di risposte. 
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